Corro.
Sto correndo.
Maratona.
Sputo sangue. Davanti a me, cinque.
Cinque soltanto.
Procediamo in gruppo, distanze minime. Ho gestito bene le energie, posso farcela, stringo i denti.
E se… supero tutti e vinco?
Continua a leggereCorro.
Sto correndo.
Maratona.
Sputo sangue. Davanti a me, cinque.
Cinque soltanto.
Procediamo in gruppo, distanze minime. Ho gestito bene le energie, posso farcela, stringo i denti.
E se… supero tutti e vinco?
Continua a leggereSera, ristorante di alta classe, cena con amici sconosciuti.
Vengono serviti gli antipasti, pasticcini dolci. Cominciamo a degustarli.
Il mio ha un sapore stravagante, non è zuccherato. Lo osservo controluce, si intravvedono delle spinette.
Si accosta con la sua cricca le Grand Cuisinier, un omone barbuto e voluminoso. Con vocina da uccellino domanda "è il pasto di vostro gradimento?".
Lo squadro, esibisco l'informe pastrocchio; piuttosto rudemente, domando: “cos’è, pesce?”.
Panico in sala, il colosso impallidisce, vacilla, barcolla all’indietro imitato dall’intera ghenga. Si riprende.
Sdegnato, prorompe: "Signore!".
Continua a leggereVladimiro è un ragazzo di circa quarant'anni. Alto, magro, con una folta barba nera ben curata. Veste casual, maglioncino blu sopra una camicia a righe bianche e rosse e un paio di jeans. Ha i capelli spettinati, tutti orientati sulla destra, come se un vento dispettoso seguisse i movimenti della sua testa. Sorride sempre, ama la vita e non lo nasconde.
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