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Le stelle hanno sempre rappresentato per me qualcosa di magico. Fin da quando ero piccolo mi sono ritrovato spesso a naso in su, per quelle che credevo fossero ore a osservare l'incredibile spettacolo che la natura ogni notte ci regala.
Immobile, con le pupille dilatate all'infinito, univo i puntini e rimanevo a fissare le fantastiche figure che si formavano, fino a quando percepivo la sensazione di cominciare a comprendere la reale prospettiva delle cose, che inspiegabilmente si capovolgeva. Ero come sulla cima di una immensa montagna a guardare di sotto, un precipizio scintillante in cui da un momento all'altro sarei potuto precipitare, in una caduta senza fine. E sentivo che sarebbe davvero potuto accadere, perché di fronte a tale sconcertante maestosità tutta la teorica sicurezza degli insegnamenti sulla gravitazione universale si dissolveva.
Ero sull'orlo di uno strapiombo infinito, e sotto l'infinito.