Tutte le religioni del Natale africano

Quando parlo delle feste di Natale passate in Senegal – più del 90 per cento della popolazione è di religione musulmana e i cristiani sono meno del 10 per cento – i miei interlocutori italiani mi chiedono stupiti: «Anche voi lo festeggiate? Stai scherzando!».

Anni fa quando auguravo agli amici italiani «Buon Natale», la loro risposta non era: «Grazie e auguri anche a te!», ma: «Cosa c'entri tu con il Natale?». Nelle grandi città dell'Africa nera, cristiani, musulmani e animisti lo festeggiano insieme. Innanzitutto perché è facile trovare nella stessa famiglia persone di religione diverse (il cardinale di Dakar, monsignor Thiandoum, ha cugini musulmani; metà della famiglia dell'ex presidente-poeta Senghor, lui cattolico, era musulmana; la moglie dell'attuale capo dello Stato è cattolica e lui musulmano…), poi perché ci sono tradizioni religiose trasversali, visto che ebraismo, cristianesimo e islamismo – le tre religioni monoteistiche – hanno radici comuni.

Inoltre festeggiare l'avvento di Gesù è un'abitudine cementata anche dalla lunga permanenza del colonizzatore europeo. Di più: Gesù Cristo è venerato dai musulmani. Non lo definiscono figlio di Dio, ma – letteralmente – 'il soffio di Dio' e lo considerano tra i cinque profeti più importanti del Corano. Nell'Africa nera (e anche nell'Africa bianca, Marocco, Tunisia…) tanti musulmani si chiamano con le molte varianti del nome Gesù: Insa, Issa, Yussufa o Yussuf (il famoso cantante senegalese Youssouf N'Dour). E tra i nomi femminili molto diffusi c'è Maria… Si potrebbe andare avanti a citare altri profeti che accomunano queste tre religioni, che troppe teste bacate vorebbero mortali nemiche.

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