Mi soffermo poco davanti alle altrui sventure e disgrazie. Le seguo, a botta calda, giusto per capire, sentire opinioni, ma solo per decidere con me stesso da che parte stare, o se davvero una parte in cui stare c'è veramente. Ho odiato, in questi giorni, la strumentalizzazione dell'anniversario delle Twin Towers, solo perché dentro di me certe cose restano chiuse, come in conserva, per un uso futuro, per aiutarmi un domani a riflettere o a decidere, o a esprimermi.
Il mondo ha tante montagne, tanti laghi, tante pianure, tutti diversi tra loro. Lo stesso sono i popoli, ognuno dei quali ha proprie culture. Una montagna non si sposta di punto in bianco, la si deve sgretolare, poco alla volta possiamo spostarla. Lo stesso fenomeno accade per la cultura dei popoli, piano piano è possibile variarne la cultura, ma solo piano piano, di punto e in bianco sarebbe solo un trauma negativo.
Sono del parere che molte culture non hanno sentito il peso del progresso nei secoli per mera convenienza, in effetti non ci sono regimi che sono attivi da 4000 anni quindi credo che in qualche periodo della storia qualcosa si poteva cambiare. Se molte popolazioni sono rimaste arretrate rispetto all'occidente non credo sia corretto addossarne la colpa all'occidente stesso. Non è certo neanche saggio affermare che non hanno sufficiente intelligenza per capire che dovrebbero progredire, nessuno ha il diritto di pretendere che altri popoli debbano usare il cellulare invece del tam-tam. E ancora, qual è il vero senso della vita, quello della tv, delle automobili, della tecnologia o quello di una vita in mezzo alla natura senza artifizi di sorta, senza frastuono, senza televisione?
Una cosa sola accomuna diverse culture: la vita. Dovunque ci troviamo, qualsiasi sia la nostra cultura, essa è, e deve restare, il fulcro della società.
Chiunque si oppone a questo criterio di sopravvivenza, qualunque sia la propria cultura, e qualora lo faccia solo per i propri interessi, è nemico della società, tutta la società. La pace non esiste, non è un paradosso, dalle liti col vicino alle più grandi guerre tutti gli episodi rappresentano una lotta per la supremazia di singole persone o gruppi di persone. Non dobbiamo dimenticare che alcune colonizzazioni, seppur con un ritardo di risposta di svariati secoli, hanno condotto a un netto miglioramento dello stato sociale del popolo dominato, accresciuto perché obbligato dai padroni.
Ritengo che il solo esempio di colonizzazione senza esito sia stata quella Italiana in Africa. un esempio di colonizzazione maccheronica che ora sta dando i propri frutti. Marci. Cito, una testimonianza raccolta negli anni '60 in merito a dei tentativi di progressione in Etiopia al termine degli anni '50. Fa parte di un capitolo di valutazione di una nota società della quale non faccio il nome e non voglio neanche citarne la fonte, dal momento che ognuno è libero di credervi o meno.
Il nostro arrivo fu accolto prima tiepidamente, poi, forse in ricordo di una passata connazionalità, furono istituiti dei festeggiamenti.
I lavori iniziarono immediatamente la settimana dopo e in poche settimane la struttura era già quasi del tutto operativa. Facemmo in modo di accentrare la scuola con le piccole officine, il tutto vicino al villaggio, così come fu richiesto dagli indigeni. Puntualità, costanza, passione, questi furono i primi criteri che cercammo di insegnare, ancor prima del lavoro.
Abbiamo cercato di far capire loro l'importanza di un posto produttivo, i vantaggi di una produzione che potesse fruttare loro denaro per le trattative con gli altri paesi, che ormai il baratto non aveva più un effetto commerciale tale da poter soddisfare le loro necessità. All'inizio accettammo le loro abitudini cercando pian piano di far capire loro l'importanza del lavoro e come si conduce una giornata lavorativa.
Abbiamo dovuto arrenderci dopo circa un anno e mezzo di lavoro. A nulla è valso il nostro insegnamento. Non ci fu modo di insegnare loro neanche che il suono della sirena era l'inizio del lavoro, dopo un anno era ancora necessario andare a cercarli nelle loro abitazioni. sebbene qualcuno pareva avesse imparato ad usare in qualche modo un banale utensile, era solo un'apparenza, appena ci fermavano, loro si fermavano, appena ci allontanavamo, uscivano dall'officina e si mettevano nel cortile sdraiati a chiaccherare.
Non ci fu nulla da fare, la loro cultura è troppo diversa, il loro modo di vivere non ha punti in comune con la nostra società, tornammo a casa, lasciando loro tutto.
Tornammo dopo circa 8 mesi, era tutto nel più completo abbandono, c'erano solo loro, in mezzo al cortile, a scambiarsi chiacchere incomprensibili.
Ho voluto riportare questo testo perché testimonia la verità, culture diverse guidano società diverse che difficilmente combaciano in contemporaneità con le altre.
Questo principio, ovviamente, è valido sia per oriente che per occidente, sia per Africa che per Oceania. perché ogni popolo ha un proprio modo di preservare la vita. Per noi è andare al lavoro la mattina, per altri può non esserlo. Tutto ciò è, sì, lecito ma solo a determinate condizioni, la sopravvivenza dei modi sociali deve essere interna ad un popolo, non deve influenzare in modo omicida altre società. E' vero, sì, che nel mondo ci sono soprusi quotidiani che mietono vittime quanto le TT, ma è anche vero che non è possibile paragonare una lotta interna ad uno stato con una vera e propria battaglia economica a suon di attentati a discapito della popolazione mondiale. Un conto è avere lotte interne in cui la situazione è perlomeno controllabile, un altro è avere una spada di Damocle per ogni nuvola che vola in cielo.
Per questo motivo ritengo che ogni popolazione debba avere modo di crescere con tranquillità, è lecito l'altrui aiuto quando non violento, ma non è corretto voler dominare il pianeta per i propri comodi costringendo le popolazioni alla politica del terrore. Probabilmente qualcuno non ha ancora capito che quello che si teme non è l'attentato o la guerra così come li intendiamo. La vera paura è quella della libertà, perché la vera libertà è quella che ci consente di vivere serenamente.
L'America non sta affatto piangendo le proprie vittime, le sta commemorando, che è tutt'altra cosa.
L'America ha sempre considerato i caduti come eroi, e lo sta facendo tutt'ora, è sbagliato pensare che essi abbiano paura, tutt'altro, accrescono la loro volontà di vendetta, senza paura. Non dobbiamo ascoltare quanto riportano le televisioni italiane, capaci solo di fare di una trasmissione una spaghettata in compagnia, la realtà è ben diversa. E non si creda neppure che l'America non si è mai aspettata un'azione del genere come ha voluto farci credere Mentana un anno fa. Era solo incredula, ora non lo è più, sa con chi ha a che fare, ma lo sapeva anche prima, solo che certe cose non si fanno, quasi ingenuamente gli americani hanno riscontrato un gesto maleducato nell'attentato, un gesto che non si fa neanche dopo aver dichiarato guerra a una nazione, una scorrettezza, e ingenui sono stati a guardare, probabilmente convinti che appena accertati i colpevoli sarebbero partiti gli attachi. Così non è stato, ma la calma dimostrata dal Presidente è stata apprezzata.
E' chiaro però che qualcosa deve pur cambiare, e senz'altro qualcosa succederà, in un modo o nell'altro. Difficilmente stavolta l'America starà a guardare. Quando una pianta è marcia e le cure non sono servite, è inutile aspettare che cada rovinado l'orto, il taglio rimane l'unica aspettativa concreta, purtroppo.
Al di là, comunque, di quello che possa essere il pensiero del lettore, mi si conceda di affermare che la libertà di pensiero è una cosa stupenda, l'espressione delle proprie idee deve essere un dialogo costruttivo tra gli interlocutori, a nulla serve cianciare con arroganza e linguaggio scurrile, se non a coltivare la stessa arroganza e la stessa stoltezza di chi alimenta il terrore e la paura nella società.