Ovvero, come rendere lunga e noiosa una storia brevissima.
Sin dall'inizio della mia avventura su Facebook il mio *legittimo* nome americano, Lock Eb dall'Oklahoma, o dal Nebraska, o dalla ridente cittadina di Bee, o da-dove-non-ricordo-più, sembra aver creato grandi problemi alle formichine del portale.
Non gli è mai piaciuto.
E così, già in un paio di precedenti occasioni, sono stato obbligato a inviare loro un certificato di identità naturalizzata italiana, con cui dimostrare la mia appartenenza alla presente dimensione, al genere umano e alla categoria persone-degne-di-partecipare-al-grande-circo-dei-social-network (con-grandi-premi-e-cotillon)
Solo che, a quanto pare, il mio documento è di tipo autodistruttivo. Ogni due anni circa se lo perdono e salta fuori uno, col cappellino blu e una grande F sopra, che grida «HABEMUS IMPOSTOR! SACRILEGIO! ALLO ROGO!»
E tirano giù la serranda per una settimanella, in modo che possa andare in onda il magico teatrino del «tu non sei Lock Eb». «Sì, io sono Lock Eb». «Ma no che non lo sei». «Ti dico di sì». «Giura!». «Ecco, visto?». «Hai le dita incrociate». «Ma no, quella è artrite». E via così, fino a quando si convincono.
O mi mandano per davvero allo rogo.
Ora, sorvolando su tutti i princìpi etici della faccenda — chi è favorevole che i propri dati personali vengano mostrati ai quattro venti, chi preferisce un minimo di privacy — il punto è che c'è un omino che si sveglia una mattina e decide che un nome non è legittimo. Probabilmente quella è la sua qualifica negli uffici di Facebook: sgamatore di falsari.
Chiaramente un “Giuseppe Rossi” è molto più credibile di un “Gustavo Lapassera”. Ciò non esclude però che magari nel mondo, di Gustavi Lapassera, non ce ne possa davvero essere almeno uno
Come fanno per verificarlo? Gli chiedono un documento di identità.
Arriviamo quindi al nocciolo della questione. Come mai gli impiegati di Facebook ci tengono così tanto che il signor Lapassera esista davvero?
Insistono perché sono portati a pensare che magari, in realtà lui possa chiamarsi Gustavo Lafava e abbia cambiato i propri dati per puro cazzeggio o magari perché si vergognava un po'
Solo che Facebook non vuole Lapassera. Facebook brama Lafava
«E perché?» domanderete voi. Chi, potendo scegliere, non eviterebbe volentieri un nome equivoco come Gustavo Lafava anche se, essendo coniugato al passato, potrebbe essere percepito come un pochino meno imbarazzante?
Non è ufficialmente dato saperlo. Loro dicono che è per il nostro bene. Perché altrimenti i nostri compagni di scuola, quelli che ci hanno massacrato con battute a sfondo sessuale per tutta la pubertà, non riuscirebbero più a trovarci. Loro cercherebbero Lafava, non saprebbero che farsene de Lapassera. :)
Anche senza scomodare il saggio detto “se ci siamo persi di vista per vent'anni forse un motivo ci sarà”, a me questa giustificazione sembra un po' campata in aria. È vero che se tutti noi usassimo nomi da supereroi nessuno riuscirebbe a trovarsi, se non nelle riunioni segrete dei Minutemen, ma un bello “sticazzi” non ce lo vogliamo mettere? Scelta nostra, conseguenze nostre
Il mio sospetto (che poi tanto sospetto non è) è che loro vogliano le nostre informazioni reali per motivi un pelino meno nobili, che emergono più o meno chiaramente interpretando, con l'aiuto della Stele di Rosetta, il contratto che abbiamo accettato durante l'iscrizione al sito
Vendere, che so, a Wind tutte le informazioni personali del signor “Gustavo Lafava” porta più caramelle rispetto a un ipotetico “Lock Eb” che lavora in un circo a tre piste e si è laureato (a pieni voti) all'università Silvio Berlusconi Santosubito da Arcore.
La verità è che ognuno ha le proprie regole morali, e ognuno le applica nel modo che ritiene più opportuno. Potrei forse recriminare sul fatto che, durante la verifica di un nome, non è necessario blindare l'account del signor Gustavo Lapassera. Gli si dice «caro signore, secondo noi Lei è un gran bugiardo e sta cercando di fare il furbetto. Ora dimostri di non essere un imbroglione altrimenti pubblicheremo sul di Lei profilo pesanti allusioni sulle Sue presunte (o meno) preferenze sessuali», lasciandolo però libero, nel frattempo, di postare le sue cazzate. Poi, al peggio, gli si chiude tutto e gli si manda una spedizione punitiva a casa, ammesso che almeno l'indirizzo inserito sia corretto
Ma no. Loro chiudono il portone e ti dicono «eh, sa… Forse c'è un problemino da parte nostra, non riusciamo a verificare il Suo nome. Cosa ci vuole fare, siamo ragazzi. Abbia pazienza». :)
Tutto legittimo, sia chiaro. La palla è loro e loro dettano le regole. Se non ci sta bene possiamo crearci il nostro Facebook personale e inventarci che si possono iscrivere solo belle ragazze con foto profilo obbligatoriamente di nudo integrale.
Io l'ho fatto, non è andata come previsto.
Probabilmente i tempi non sono ancora maturi, ma sto divagando.
Non so di che morte dovrà morire il signor Eb. Magari fra due giorni gli riapriranno l'account con tante scuse, come l'ultima volta.
O forse non lo faranno perché, dotati di scarso senso dell'umorismo, potrebbero non aver apprezzato la velata battuta sui metodi della Gestapo nella email che ha loro inviato questa mattina.
Esco adesso dall'Ufficio Anagrafe del comune di Hogwarts. Con mio profondo rammarico non sono stato accettato nella squadra dei Grifondoro ma, se non altro, mi hanno rilasciato un documento ufficiale in cui risulta che il mio nuovo, *legittimo* nome, riconosciuto da Dio, dallo Stato Sovrano e dall'esigentissimo professor Piton, è Giacopo Figalberti.
Ho la quasi assoluta certezza che a breve seguiranno ulteriori problemi, sono sicuro che Facebook si sarebbe aspettato un cognome più credibile, del tipo Favalberti, Cazzalberti, Figaceppa o giù di lì.
Ma non ci posso fare niente, sono uno a cui piace vivere pericolosamente.