La nuova traduzione dello Hobbit

In questi giorni Bompiani ha pubblicato una nuova traduzione dello Hobbit di J.R.R. Tolkien. La precedente, a opera di Elena Jeronimidis Conte (da questo momento E.J.C.), risaliva al 1973 ed era stata parzialmente revisionata da Caterina Ciuferri agli inizi del nuovo millennio.

Dopo che la più recente edizione del Signore degli Anelli di Ottavio Fatica aveva ridefinito buona parte della nomenclatura, era solo una questione di tempo prima che si corresse a uniformare anche il fratellino minore. Così è stato (più o meno).

Ho diviso questa lunga recensione in due grandi sezioni: una visione oggettiva, dove ho cercato di analizzare il nuovo approccio editoriale senza lasciarmi condizionare dal mio parere personale, e una nella quale il mio punto di vista emotivo corre a briglia sciolta.

Recensione oggettiva

La traduzione

Sulla traduzione del testo ho ben poco da dire: è fatta bene, è molto fedele (a volte, come si vedrà più avanti, anche troppo) al testo originale ed è piacevole da leggere. Ogni tanto ci sono termini o espressioni che – proprio come avviene con Fatica – risultano un po' disarmonici rispetto al resto del testo, ma nell'insieme direi che il risultato è molto buono.

Ho letto il libro contemporaneamente a quello Adelphi e all'edizione inglese (quindi sostanzialmente tre volte), come già avevo fatto con la nuova traduzione del Signore degli Anelli, in modo da poter apprezzare ogni minima differenza. Per quanto concerne la vecchia traduzione ho preferito utilizzare la primissima edizione con tutte le sue imprecisioni, e non la revisione della Ciuferri, in modo da poter apprezzare maggiormente le differenze.

Unità di misura

Nella sua ricerca della fedeltà l'autore del nuovo testo ha mantenuto tutte le unità di misura nel formato imperiale originario. Mentre sulle grandi distanze le miglia non sono un problema (del resto il calcolo a mente è piuttosto semplice), su quelle minori è terribile. Tutta la conversazione sull'attraversamento del Fiume Nero all'interno di Bosco Atro, per esempio, è un vero e proprio calvario: trenta iarde di qua, venti iarde di là…

Un piccolo confronto tra vecchia e nuova traduzione (la fuga di Bilbo dall'antro di Gollum): l'originale "… lo aveva oltrepassato, correndo a meno di un metro di distanza da lui" diventa "… gli era passato accanto, appena una iarda più in là".

Una iarda è circa 91 centimetri.

Non capisco perché forzare il lettore a interrompere la lettura e arrovellarsi in calcoli complessi, o distrarsi chiedendo il risultato a un assistente vocale. Va poi a finire che uno comincia a fregarsene e a perdersi i piccoli dettagli del racconto.

Errori

Nel primo capitolo un'errata interpretazione del termine inglese "brace" ha indotto il traduttore a utilizzare la parola italiana "brace" al posto di "bretelle". Ma è già a conoscenza del problema per cui verrà corretto nella prossima edizione del libro.

Quando Bilbo scappa da Smaug attraverso il cunicolo dei Nani, le fiamme "quasi lo raggiunsero" (testo originale: "nearly overcome"). In realtà è "quasi lo superarono/sopraffecero", perché lo raggiunsero eccome, viste le bruciature che riporterà sulla testa e i piedi.

All'inizio del capitolo "Strani alloggi" manca una breve frase (ma ne manca una anche nell'Adelphi, reintegrata poi dalla Ciuferri, per cui siamo pari). :)

“Noi non ci arrischia a entrare”. A me suona molto sbagliato (per quanto Gollum possa parlare sgrammaticato), al limite "non ci si arrischia", o "non ci arrischiamo".

Gandalf alle Aquile: "Portateci dove e fino a dove volete". L'originale è "where and as far as you wish". Più corretta la prima traduzione: "dove e quanto lontano volete".

Qui e là nel testo ci sono anche piccoli errori grammaticali (ricordo un "negli giorni antichi"), ma non ho tenuto nota scritta di tutte le occorrenze.

Capita. Non dovrebbe capitare, specialmente a una grossa casa editrice, ma spesso la fretta nel fare i lavori porta a controlli un po’ superficiali.

Imprecisioni

Questi non sono errori in senso stretto, ma a mio avviso sono traduzioni rese molto male:

Ci sono nomi che curiosamente non sono stati unificati alla nomenclatura di Ottavio Fatica ("Terre Selvagge" e "Archenpietra", per citarne un paio). Non ho idea se si tratti di una mancanza o di una scelta deliberata. Immagino la prima, perché altrimenti avrebbe poco senso cambiarne qualcuno e qualcuno no.

Bombur tira un calcio al grosso ragno grasso: "…e che botta di vita".
Tolkien: "… alive and kicking”.
E.J.C. "… [carne] viva e scalciante".
La vecchia traduzione è più azzeccata.

"Mi sa tanto che Bilbo scoppiò a ridere…". Tolkien: “I'm afraid Bilbo actually laughed". Una traduzione più corretta sarebbe "Temo che…".

Il termine "verme" per indicare "Drago", piuttosto comune nell'inglese, da noi è pressoché sconosciuto. Ok la traduzione letterale, ma stona parecchio.

Nel lago sotterraneo Gollum si era seduto vicino a Bilbo durante la gara di indovinelli e "gli dava di gomito". "Dare di gomito" è più un ammiccamento, non una minaccia o un interesse per così dire… culinario.

L'iconico "benedici e aspergici" viene adesso reso con "Beati e bagnati noi". Arghhh!

"Nervoso esso è". Più che Gollum sembra Yoda. :)

Qualche ora prima Gollum aveva catturato un piccolo orchetto. In originale viene definito "Squeaker", che letteralmente è una sorta di cigolio. E.J.C. lo traduce liberamente come "maialetto che strillava tanto". Il "frignone" della nuova traduzione non è un termine felicissimo.

"Ben presto il capo delle guardie iniziò a ciondolare la testa, per poi appoggiarla sul tavolo e cadere subito addormentato". Hmmm… bruttino.

Il "left breast" del Drago, ovvero la parte sinistra del petto, viene chiamata "ascella" per tutto il libro. Dalla descrizione il punto è vicino all'ascella di Smaug, ma che scelta infelice!

"… possa la tua ombra non crescere mai di meno…". Meh…

Alcuni capitoli hanno adesso un nome differente. Non li analizzerò tutti, ma mi soffermerò sul primo: "an unexpected party", che originariamente era "una riunione inaspettata", è qui diventato "una festa inattesa". In un interessante articolo che il traduttore ha scritto per illustrare il proprio lavoro, egli analizzava il termine "party" mettendolo in relazione con il capitolo iniziale del Signore degli Anelli ("una festa a lungo attesa"). Trovo non sia corretto, o perlomeno non del tutto corretto. In questo caso non si parla di feste – a meno che non vogliamo vedere la situazione molto ironicamente – ma di un gruppo di persone (il party di personaggi, tipico delle avventure). In inglese il doppio gioco è evidente, visto il molteplice significato del termine; però, visto che noi non possiamo fare lo stesso, credo che andrebbe riportato il significato più fedele a questo contesto.

Un discutibile utilizzo del singolare e plurale: "Poi diede ordine che ogni nano *venisse* rinchiuso in una cella separata e che *ricevesse* da mangiare e da bere, ma che non *fosse loro concesso* di varcare le porte delle piccole prigioni finché almeno uno di loro non *avesse* manifestato l'intenzione di dirgli tutto ciò che voleva sapere". È più corretto "non gli fosse concesso".

Qualche volta il maiuscoletto, utilizzato da Tolkien per dare maggiore enfasi ad alcune espressioni, in questa nuova edizione viene perduto. Per esempio nell’iconico "no, no, no, NO!" di Gandalf a Bilbo nella casa di Beorn. Pensavo fosse un limite della versione ebook del libro, ma in altri capitoli è presente. Probabilmente si tratta di una dimenticanza.

Il libro

Nota: Tutte le considerazioni e le critiche che avanzerò in questa sezione esulano chiaramente dalla nuova traduzione; sono unicamente rivolte a Bompiani e alle sue (scellerate) scelte editoriali.

Il nuovo Hobbit viene presentato riprendendo la più recente edizione inglese (che a sua volta si ispira all'edizione Deluxe, dal costo molto più elevato): Copertina verde, bordo delle pagine blu con rune bianche. Io lo trovo un accostamento molto pacchiano (niente da ridire sulla copertina, ma il dorso blu delle pagine…), ma sembra piacere alla maggior parte delle persone per cui non entrerò nel merito della questione.

A sinistra l'edizione inglese, a destra quella italiana. Sorvoliamo sulla differente tonalità del verde e dall'assenza di doratura, perché molto probabilmente la prima immagine è un render grafico e la seconda una foto (non sono riuscito a trovare di meglio); ipotizzo che dal vivo i due volumi siano sostanzialmente identici.

Non capisco perché invertire la firma di Tolkien e la scritta "illustrato dall'autore" rispetto all'edizione inglese. A questo punto tanto valeva mettere il nome sopra il titolo. Ma sono dettagli ai quali qualcuno farà poco caso (e, una volta rimossa la sopraccoperta, si notano unicamente sul dorso del volume).

Le rune

Il primo problema, evidente dalle immagini illustrate sopra, è che Bompiani non ha tradotto le rune dall'inglese all'italiano. Come qualsiasi amante di Tolkien sa, non si tratta di disegnetti buttati lì a caso, ma di frasi compiute. Per esempio, intorno al cerchietto con le montagne si può leggere "The Hobbit, or there and back again". Da noi era stato tradotto con "Andata e ritorno". La stessa cosa vale per tutte le altre rune, comprese quelle bianche lungo il dorso delle pagine ("The Hobbit or there and back again by J.R.R. Tolkien").

Perché lasciarle in inglese? È un libro italiano, non ha senso e denota pigrizia o superficialità da parte di Bompiani. Erano stata trasposte in passato, perlomeno in alcuni punti del libro, perché invertire la rotta?

Le mappe

Stesso discorso per le mappe allegate: molto belle, sufficientemente grandi, bicolori (anche se hanno utilizzato il blu invece del classico rosso, cosa che a mio avviso le rende meno contrastate e piacevoli).1Sì, questa considerazione – e il mio giudizio sull’aspetto estetico del libro – dovrebbero trovarsi nella parte soggettiva della recensione; però non mi va di dover scrivere le cose due volte, quindi farò una piccola eccezione.

Però entrambe in inglese!

Stai leggendo il libro. Elrond, che vive a Valforra ma sulla mappa è indicato come Rivendell, dice "guardate sulla mappa questa scritta… bla bla bla", tu guardi la mappa e la scritta è differente. Ed è differente perché Bompiani non si è presa la briga di tradurla. Stessa cosa vale per l'intera nomenclatura.

Una scusa potrebbe essere che non volessero modificare il capitolo introduttivo originale di Tolkien sulle rune; ma, cavolo, lo si era già fatto da cinquant’anni, bastava copiarlo e incollarlo!

"Eh, ma siamo nel 2024, l'inglese dovrebbero saperlo tutti!". Ok, allora pubblica l'edizione inglese, così è coerente. Perché tornare indietro? Come se da domani si smettesse di doppiare i film "perché siamo nel 2024!". Le uniche motivazioni che mi vengono in mente sono: per risparmiare o per menefreghismo.

Insomma, un vero peccato: quanto ci sarebbe voluto a realizzare un lavoro ben fatto traducendo rune e mappe? Una giornata di lavoro? Due?

D’accordo, io su queste cose sono particolarmente pignolo.

Però, dai… :(

Recensione soggettiva

Adoro lo Hobbit, lo rileggo (spesso anche due o tre volte) ogni anno fin dal 1986, e facendo un rapido conto posso affermare con sufficiente precisione di averlo fatto almeno una cinquantina di volte, sia in italiano che in inglese. Non posso dire di conoscerlo a memoria, ma ci sono parti di testo che sento familiari e che ricordo con estrema precisione. Ritrovarmele differenti mi destabilizza un po', ma ammetto che si tratta di una situazione estremamente personale e, per l’appunto, soggettiva.

Erano anni che pensavo che una nuova traduzione fosse necessaria per lo Hobbit. Adesso che ce l'abbiamo, mi sono reso conto che mi sbagliavo: ciò che volevo era una nuova revisione, fatta però bene questa volta (e non come tutte le "revisioni" italiane approssimative che hanno sempre accompagnato i racconti di Tolkien). In particolare le canzoni e le poesie sono sempre state il punto debole delle edizioni italiane dello Hobbit, ma è un discorso che affronterò più in dettaglio in un'apposita sezione a fine articolo.

È evidente che l'autore della traduzione abbia tenuto un approccio votato alla massima fedeltà col testo originale. In questo surclassa decisamente la precedente edizione, molto più spannometrica, approssimativa e libera.

Ci sono però punti in cui trovo che abbia esagerato. Quando Gandalf, introduce i Nani a Beorn, nell’edizione inglese quest'ultimo si rivolge a loro col termine "jacks-in-the-box". Sono i pupazzetti che saltano fuori all’improvviso dalla scatola con la manovella, suscitando sorpresa. E.J.C. l'aveva tradotto con "saltamartini", che è il nome italiano di questo genere di giocattoli. Il traduttore usa "pupazzi a molla". Suona davvero, davvero male all'interno della frase.

In altri casi la maggiore fedeltà al testo originale è molto apprezzata. Nella versione di E.J.C. I Nani chiedono a Bilbo di servir loro addirittura la pizza!2Nota: benché questa cosa abbia nel tempo scandalizzato tanti lettori, non l'ho mai trovata un elemento di disturbo: lo scopo di Tolkien nell'introdurre il personaggio di Bilbo era di presentarci un ambiente familiare, nel quale sentirci "a casa", per poi catapultarci dentro un’Avventura e spingerci all’interno di situazioni inusuali, dove luoghi e usanze risultassero molto differenti ed estranei. Che fosse stato porridge, o fish and chips o carbonara non avrebbe influito sulla storia. In ogni caso la pizza era già stata rimossa nella revisione della Ciuferri.

Nella casa di Beorn, stando alla vecchia traduzione, Gandalf avrebbe bevuto "un litro" di idromele. In realtà era un quartino, e il nuovo traduttore l'ha correttamente riportato (la Ciuferri non se n'era accorta). Quindi, in generale, non sono contrario al nuovo testo; prima o poi aggiungerò alla mia libreria un'edizione cartacea (non quella attuale, perché la trovo brutta e poco coerente).

Al netto degli oggettivi miglioramenti che ho elencato sopra, la nuova traduzione mi piace meno della precedente perché suona troppo moderna. La nostra lingua si evolve continuamente, cambiando in modo evidente da un'epoca all'altra. È un po' come (esagero per rendere meglio l'idea) leggere un libro di Alessandro Manzoni e uno di Fabio Volo. Sorvolando sulla profondità o meno dei temi trattati o sulla caratura dell’autore, c'è proprio una evidente differenza di stile: il primo risulta armonioso e ricercato in ogni singola frase, il secondo è diretto e colloquiale. Un libro classico è quasi sempre un piacere da leggere perché fa un ricco uso di termini magari un po' desueti, ma anche più evocativi. Un racconto moderno è più schematico e diretto; io lo definisco "freddo".

Insomma, leggendo la vecchia traduzione mi sento immerso in un mondo magico e un po' antico, e il parlare più aulico di alcuni personaggi (Smaug in primis) mi fa apprezzare molto di più la storia.

Un veloce confronto

Nuova traduzioneVecchia traduzione
"Dori era un bravo tipo.""Dori era un buon diavolo."
"Serviti pure un’altra volta, ce n’è quanto ne vuoi e anche di più!""Serviti ancora, ce n’è in abbondanza e d’avanzo!"
"Venite avanti, pupazzi a molla!"3Vedi sopra."Venite avanti, saltamartini!"
"Lì faceva un freddo cane…""Lassù il freddo stava diventando più intenso…"
"[Gollum] stava pagaiando come un pazzo…""[Gollum] stava remando furiosamente…"
"Ehi ehi!"4All'interno di una canzone."Ya hey!"
"… dovunque andiate il divertimento è assicurato".5Testo originale: "… and in for all sorts of fun wherever you go"."… vi aspettano sorprese di ogni genere."
"Sebbene si sentissero molto sollevati, erano anche malmostosi per quello spavento inutile.""Sebbene fossero molto sollevati, si mostrarono un po’ seccati di essere stati spaventati per niente."
[un elmo] "… venne calcato sulla testa dello Hobbit."
"… fu posto sulla testa…"
"… non si lasciò ammaliare dall’incantesimo del tesoro come invece fecero i *nani*. Molto prima che i *nani* si stancassero…""… nani. Molto prima che costoro si stancassero…"
"Ma brrr! Questo vento è freddo."6Testo originale: "… ow!" (non in corsivo).
"Ma oh! Che vento freddo!"
[Freccia Nera] "Ti ho avuta da mio padre e lui dai suoi anziani."
"Ti ho avuta da mio padre ed egli ti ebbe dai suoi antenati."
"… e più lontano ci sono molti uccelli mangiacarogne, come se fosse in corso una battaglia.""… ci sono molti avvoltoi come se fosse un corso una battaglia."
"… non riesco a stare dietro alla lingua di questi uccelli…""… non riesco a comprendere il linguaggio di questi uccelli…"
[Il vecchio Carc] "… e aveva la testa pelata."
"… e la cima della sua testa era calva."
"Ma Thorin non fece una piega.""Ma Thorin non si smosse."
"Ci credo, ma sono inchiodato qui fino a mezzanotte."
"Vorrei ben dire! Ma io sono costretto a stare qui fino a mezzanotte."
"Sei più degno tu di portare l’armatura da principe elfico di tanti che con quella addosso hanno avuto un aspetto più aggraziato.""… che molti altri che l’hanno portata con più grazia."
"La mia opinione non cambia nel giro di qualche alzata e calata del sole.""Io non cambio parere coll’alba e il tramonto di pochi soli."
"Però mi sento la nausea e le gambe molli."7Originale: "I feel sick and my legs are like straws."
"… mi sento abbastanza male e ho le gambe che sembrano due fuscelli di paglia."
[Addio buon ladro] "… e ritirare ciò che ho detto e fatto alla Porta.""… e ritrattare…"
"Al re degli Elfi diede gli smeraldi di Girion, i gioielli che *quello* amava di più…""… essendo questi i gioielli che egli prediligeva…"
[Avrebbe preso solo due piccoli forzieri] "… *quello* che un pony robusto riusciva a trasportare."
"… quanto ne poteva portare un pony robusto."
"… ma le parole si incepparono in gola.""… ma le parole gli si bloccarono in gola."
"Certo che sì!" disse il mago…"Su questo non c’è dubbio!" disse lo stregone…

È vero, molte di queste espressioni risultano poco felici in quanto traduzioni (molto) letterali. Però un minimo di elasticità per rendere una frase più piacevole non fa mai danni.

Per finire una veloce nota sul traduttore. So che nell'ambiente degli estimatori di Tolkien è conosciuto con un nickname, come faccio io quando scrivo sui social network. Trovo però che quando si pubblica qualcosa di serio sia più rispettoso utilizzare il proprio nome e cognome. Per carità, è una scelta che non influenza la qualità di un lavoro, ma a me non piace.

La nomenclatura

Nella nuova traduzione si è scelto di utilizzare l'originale termine che Tolkien aveva scelto per gli Orchi, ovvero "Goblin". Inoltre i tre Troll Berto, Maso e Guglielmo sono tornati ad avere i loro nomi originali: Bert, Tom e William. Non ho alcun problema riguardo a queste scelte, "Orchi" e "Goblin" nella Terra di Mezzo sono sinonimi, i nomi italiani dei tre Troll non mi sono mai piaciuti, anche se col tempo mi ci sono un po' affezionato.

Un veloce appunto sul nuovo registro linguistico dei Troll. Il traduttore afferma di aver adottato una forma di espressione ben studiata. A me pare che abbia semplicemente attaccato tra loro alcune parole ("chevvuoi?", "chissei?", "checcentra?" e, in aggiunta, il termine "schiffoso" come bonus); non mi infastidiscono, ma credo che se ne sarebbe potuto tranquillamente fare a meno, visto che non aggiungono nulla di rilevante. Grazie a Dio non ha dato seguito alla sua iniziale idea di utilizzare il dialetto romano!

Non sopporto invece (gran parte del)la nuova nomenclatura Fatichiana: "Valforra", "Boscuro", "Monti Brumosi", "Rupetra" e compagnia bella. Fortunatamente nello Hobbit questi termini sono ridotti ai minimi termini. "Hobbiton" per esempio (che preferisco ai vecchi "Hobbiville" e "Hobbitopoli") è menzionato una sola volta nell'intero libro.

Le immagini all’interno del volume

Il libro è stato "arricchito" con disegni e bozzetti dell'autore. Ogni quattro o cinque pagine compare un'illustrazione o uno schizzetto. Anche in questo caso non comprendo l'intento: Tolkien aveva previsto un determinato numero di illustrazioni, perché snaturare il racconto con continue interruzioni? Concordo che siano tutte molto interessanti, ma proprio per questo motivo esiste un meraviglioso volume intitolato L'Arte dello Hobbit che, non solo le riporta a una risoluzione migliore, ma ne descrive molto più minuziosamente l'origine e il contesto. Tolkien stesso è sempre stato molto preciso su quali suoi disegni includere o meno, dubito gli avrebbe fatto piacere trovarsi un pot-pourri del genere in tutto il libro.

Inoltre, un po' come avviene con i disegni di Alan Lee nel Signore degli Anelli, a volte non si trovano nemmeno nel punto giusto del testo.

"Eh, ma le immagini le hanno messe anche gli inglesi…"

Però loro non hanno messo le mappe in italiano."

Canzoni e poesie

Dove la vecchia traduzione latitava era nella traduzione delle canzoni e poesie. Sia chiaro: trasporre una poesia da una lingua all'altra è una delle cose più difficili al mondo. Le ragioni le ho già riportate in un precedente articolo sul lavoro di Ottavio Fatica; ma, in parole povere, occorre effettuare una scelta tra la fedeltà al testo originale e la metrica e le rime.

Non c'è quasi mai una decisione oggettivamente giusta o sbagliata, è facoltà del traduttore focalizzarsi maggiormente su ciò che ritiene più importante in quel determinato contesto, e del lettore se apprezzarne o meno l’esecuzione.

In questo caso è stato fatto un buon lavoro. C'è questa continua e spasmodica ricerca della rima, che di tanto in tanto costringe il traduttore a soluzioni che un po' si allontanano dal testo originale, e nell'insieme non c'è una grande armonia, ma il risultato è apprezzabile

Alcune canzoni sono quasi perfette, come quella a casa Baggins dove i Nani minacciano di rompere piatti e bicchieri (immagino che essendo la prima le sia stato dedicato tantissimo tempo). Le seguenti, pur essendo quasi sempre migliori delle controparti classiche, sono più forzate e spesso meno musicali.

Non riporto esempi e confronti perché sarebbe di scarsa utilità; dovrei fornire una mia personale interpretazione e non ne ho tempo né voglia. Se proprio fossi costretto opterei per una traduzione quanto più fedele possibile e manderei al diavolo le rime.

Una canzone che proprio non mi è piaciuta è quella con cui Bilbo scatena l'ira dei ragni. "Sputaveleno" era una trasposizione molto azzeccata dell'antico medio inglese "Attercop" (da "atter" = veleno e "cop" = ragno). "Aracnaccio" è terribile, così come l'aggiunta del termine "pigraccio" – che nella canzone originale non è presente – soltanto per ottenere la rima. Non conosco l'origine del traduttore, ma sento molta toscanità all'interno del testo.

Le finte rime

Qualche volta, pur impegnandosi al massimo, non si riesce proprio a trovare una rima (ed è la ragione per cui secondo me è meglio lasciar perdere). Esistono però le assonanze – che sembrano rime ma non lo sono8Vocali uguali e consonanti differenti, come "pane" e "fame". Oppure, nel caso di assonanze atone, consonanti uguali e vocali diverse, come "amare" e "dolore" – nelle quali si è rifugiato spesso anche Fatica.. Per qualcuno vanno bene, a me danno l'orticaria.

In questo caso troviamo accostamenti come "voce" e "mordace" o "spicca" e "bocca". Non mi piacciono per niente.

Insomma, non sono completamente soddisfatto delle nuove canzoni e poesie, ma si tratta di un deciso passo in avanti rispetto alle vecchie.

In conclusione

Non vorrei terminare l'articolo dicendo che la traduzione perfetta non esiste, perché è ovvio: non si tratta di un calcolo matematico che può avere un'unica soluzione corretta, ma di tutta un'alchimia di fattori che possono risultare più o meno graditi a seconda di chi si approccia alla lettura.

Nell'insieme la nuova traduzione non sfigura rispetto alla precedente, a prescindere dal mio giudizio personale. Non penso di rileggerla nuovamente ma, se un giorno decidessi di realizzare la mia "versione quasi perfetta”, attingerò a piene mani dal tesoro di tutte le piccole correzioni effettuate (e sono tante).

Al tempo stesso penso che l'apporto di un traduttore sia molto importante, perché aggiunge qualcosa di nostrano a un testo che spiritualmente non lo è: l'inglese è una lingua diretta, nella quale le ripetizioni dello stesso termine non risultano fastidiose e che va dritta al punto grazie alla grande ricchezza di vocaboli (circa trecentomila più di quelli del nostro dizionario), ognuno dei quali possiede un significato molto preciso e univoco. La nostra lingua è invece votata alle emozioni, e gli infiniti sinonimi dello stesso termine servono per l'appunto a comporre una lettura più gradevole all’occhio e appassionante per il cuore.

Non per niente l'italiano è la lingua dei poeti.

Quindi benvenuta nuova traduzione. Mi auguro che Bompiani si dimostri così generosa da donare la revisione della Ciuferri ad Adelphi, e Adelphi sia così lungimirante da adottarla e non lasciar morire la migliore edizione classica esistente.

Leggi questa o leggi l'altra, ma leggi lo Hobbit perché è un racconto magico. :)

8 pensieri su “La nuova traduzione dello Hobbit

  1. Leggerti è sempre uno spettacolo…
    Non so quale versione di "lo Hobbit" io abbia a casa, ma se devo essere sincero mi è sempre piaciuto molto meno del Signore degli Anelli; forse trovando il tempo, sarebbe ora di rileggere entrambi…

    1. La nuova traduzione è uscita la scorsa settimana, per cui avrai sicuramente l'edizione classica (quella originale o la revisione di Caterina Ciuferri, che è sostanzialmente identica).
      Rispetto al SdA lo Hobbit è più una favola, non per niente è nato come storia della buonanotte per i figli di J.R.R. Però per me è stato il primo approccio con lo scrittore inglese, ed è stato un colpo di fulmine. :)

  2. Complimenti per l’accurata e lucida recensione! Non ho letto la nuova traduzione, ma sei stato così metodico e preciso che è come se l’avessi letta. Hai sollevato interrogativi interessanti che probabilmente riguardano un bel gruppo di lettori e in alcune tue obiezioni mi ci sono ritrovata perfettamente. Grazie per il lavoro che svolgi.

  3. Ma che roba è? Un libro con molti errori di cui il traduttore ne è già a conoscenza e lo scrive pure nel giorno dell'uscita del libro. Un libro in cui le mappe (come al solito) non vengono adattate alla lingua italiana ……. tanto siamo tutti esperti AIST e quindi l'ignoranza non è ammessa quando si parla di Tolkien. Quanta fuffa di articoli dei ben pensanti quando alla fine quello che interessa è stato solo il buon ed amato euro e ciò viene confermato dallo stesso traduttore ("Ma a darmi lo slancio per gettare il cuore oltre l’ostacolo è intervenuta la solida e inesorabile materialità delle cose"). E poi dai! Wu Ming 4?

  4. Ottimo articolo Lock.

    P.S. Che ne pensi della mia traduzione The King beneath the mountains:

    Il Re sotto i monti,
    Il Re della pietra scolpita
    Il Signore delle argentee fonti
    Riavrà la sua potenza ambita!

    Sul suo capo il serto si riposerà
    L’arpa riaccordata sarà,
    Le sue aule dorate echeggeranno
    Di canti antichi ricantati saranno.

    Le selve ondeggeranno sui monti
    E l’erbe sotto il sole saranno;
    Fluirà la sua ricchezza nelle fonti
    E i fiumi d'ori scorreranno.

    I ruscelli gaudenti avanzeranno,
    I laghi brilleranno e bruceranno.
    Svaniranno il dolore ed ogni lagna
    Al ritorno del Re della Montagna!

    Lei che pensa del mio risultato? Se vuoi dei consigli per modificarla dimmi.

    1. Non mi piace perché sono rime basiche. La fanno sembrare una poesia di un bambino delle elementari. Per quello è così difficile tradurre queste cose, perché non si riesce a renderle naturali.

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