La nuova traduzione dello Hobbit

In questi giorni Bompiani ha pubblicato una nuova traduzione dello Hobbit di J.R.R. Tolkien. La precedente, a opera di Elena Jeronimidis Conte (da questo momento E.J.C.), risaliva al 1973 ed era stata parzialmente revisionata da Caterina Ciuferri agli inizi del nuovo millennio.

Dopo che la più recente edizione del Signore degli Anelli di Ottavio Fatica aveva ridefinito buona parte della nomenclatura, era solo una questione di tempo prima che si corresse a uniformare anche il fratellino minore. Così è stato (più o meno).

Ho diviso questa lunga recensione in due grandi sezioni: una visione oggettiva, dove ho cercato di analizzare il nuovo approccio editoriale senza lasciarmi condizionare dal mio parere personale, e una nella quale il mio punto di vista emotivo corre a briglia sciolta.

Recensione oggettiva

La traduzione

Sulla traduzione del testo ho ben poco da dire: è fatta bene, è molto fedele (a volte, come si vedrà più avanti, anche troppo) al testo originale ed è piacevole da leggere. Ogni tanto ci sono termini o espressioni che – proprio come avviene con Fatica – risultano un po' disarmonici rispetto al resto del testo, ma nell'insieme direi che il risultato è molto buono.

Ho letto il libro contemporaneamente a quello Adelphi e all'edizione inglese (quindi sostanzialmente tre volte), come già avevo fatto con la nuova traduzione del Signore degli Anelli, in modo da poter apprezzare ogni minima differenza. Per quanto concerne la vecchia traduzione ho preferito utilizzare la primissima edizione con tutte le sue imprecisioni, e non la revisione della Ciuferri, in modo da cogliere meglio le differenze.

Unità di misura

Nella sua ricerca della fedeltà l'autore del nuovo testo ha mantenuto tutte le unità di misura nel formato imperiale originario. Mentre sulle grandi distanze le miglia non sono un problema (del resto il calcolo a mente è piuttosto semplice), su quelle minori è terribile. Tutta la conversazione sull'attraversamento del Fiume Nero all'interno di Bosco Atro, per esempio, è un vero e proprio calvario: trenta iarde di qua, venti iarde di là…

Un piccolo confronto tra vecchia e nuova traduzione (la fuga di Bilbo dall'antro di Gollum): l'originale "… lo aveva oltrepassato, correndo a meno di un metro di distanza da lui" diventa "… gli era passato accanto, appena una iarda più in là".

Una iarda è circa 91 centimetri.

Non capisco perché forzare il lettore a interrompere la lettura e arrovellarsi in calcoli complessi, o distrarsi chiedendo il risultato a un assistente vocale. Va poi a finire che uno comincia a fregarsene e a perdersi i piccoli dettagli del racconto.

Errori

Nel primo capitolo un'errata interpretazione del termine inglese "brace" ha indotto il traduttore a utilizzare la parola italiana "brace" al posto di "bretelle". Ma è già a conoscenza del problema per cui verrà corretto nella prossima edizione del libro.

Quando Bilbo scappa da Smaug attraverso il cunicolo dei Nani, le fiamme "quasi lo raggiunsero" (testo originale: "nearly overcome"). In realtà è "quasi lo superarono/sopraffecero", perché lo raggiunsero eccome, viste le bruciature che riporterà sulla testa e i piedi.

All'inizio del capitolo "Strani alloggi" manca una breve frase1Versione originale:
"So he sat down and wished in vain for a wash and a brush. [He did not get either], nor tea nor toast nor bacon for his breakfast…"

Traduzione classica:
"Così si mise a sedere col desiderio irrealizzabile di lavarsi e spazzolarsi ben bene. [Non poté fare né l’una cosa né l’altra] e nemmeno avere del tè, pane tostato e pancetta a colazione"

Nuova traduzione:
"Così si sedette e desiderò invano una lavata e una spazzolata. Per colazione non ebbe né tè né pane tostato, né tantomeno pancetta…"
; ma ne manca una anche nell'Adelphi durante il dialogo tra Smaug e Bilbo, reintegrata poi dalla Ciuferri, per cui siamo pari. :)

“Noi non ci arrischia a entrare”. A me suona molto sbagliato (per quanto Gollum possa parlare sgrammaticato), al limite "non ci si arrischia", o "non ci arrischiamo".

Gandalf alle Aquile: "Portateci dove e fino a dove volete". L'originale è "where and as far as you wish". Più corretta la prima traduzione: "dove e quanto lontano volete".

Qui e là nel testo ci sono anche piccoli errori grammaticali (ricordo un "negli giorni antichi"), ma non ho tenuto nota scritta di tutte le occorrenze.

Capita. Non dovrebbe capitare, specialmente a una grossa casa editrice, ma spesso la fretta nel fare i lavori porta a controlli un po’ superficiali.

Imprecisioni

Questi non sono errori in senso stretto, ma a mio avviso sono traduzioni rese un po’ male:

Ci sono nomi che curiosamente non sono stati unificati alla nomenclatura di Ottavio Fatica ("Terre Selvagge" e "Archenpietra", per citarne un paio). Non ho idea se si tratti di una mancanza o di una scelta deliberata. Immagino la prima, perché altrimenti avrebbe poco senso cambiarne qualcuno e qualcuno no.

Bombur tira un calcio al grosso ragno grasso: "…e che botta di vita".
Tolkien: "… alive and kicking”.
E.J.C. "… [carne] viva e scalciante".
La vecchia traduzione è più azzeccata.

"Mi sa tanto che Bilbo scoppiò a ridere…". Tolkien: “I'm afraid Bilbo actually laughed". Una traduzione più corretta sarebbe "Temo che…".

Il termine "verme" per indicare "Drago", piuttosto comune nell'inglese, da noi è pressoché sconosciuto. Ok la traduzione letterale, ma stona parecchio.

Nel lago sotterraneo Gollum si era seduto vicino a Bilbo durante la gara di indovinelli e "gli dava di gomito". "Dare di gomito" è più un ammiccamento, non una minaccia o un interesse per così dire… culinario.

L'iconico "benedici e aspergici" viene adesso reso con "Beati e bagnati noi". Arghhh!

"Nervoso esso è". Più che Gollum sembra Yoda. :)

Qualche ora prima Gollum aveva catturato un piccolo orchetto. In originale viene definito "Squeaker", che letteralmente è una sorta di cigolio. E.J.C. lo traduce liberamente come "maialetto che strillava tanto". Il "frignone" della nuova traduzione non è un termine felicissimo.

"Ben presto il capo delle guardie iniziò a ciondolare la testa, per poi appoggiarla sul tavolo e cadere subito addormentato". Hmmm… bruttino.

Il "left breast" del Drago, ovvero la parte sinistra del petto, viene chiamata "ascella" per tutto il libro. Dalla descrizione il punto è vicino all'ascella di Smaug, ma che scelta infelice!

"… possa la tua ombra non crescere mai di meno…". Meh…

Alcuni capitoli hanno adesso un nome differente. Non li analizzerò tutti, ma mi soffermerò sul primo: "an unexpected party", che originariamente era "una riunione inaspettata", è qui diventato "una festa inattesa". In un interessante articolo che il traduttore ha scritto per illustrare il proprio lavoro, egli analizzava il termine "party" mettendolo in relazione con il capitolo iniziale del Signore degli Anelli ("una festa a lungo attesa"). Trovo non sia corretto, o perlomeno non del tutto corretto. In questo caso non si parla di feste – a meno che non vogliamo vedere la situazione molto ironicamente – ma di un gruppo di persone (il party di personaggi, tipico delle avventure). In inglese il doppio gioco è evidente, visto il molteplice significato del termine; però, visto che noi non possiamo fare lo stesso, credo che andrebbe riportato il significato più fedele a questo contesto.

Un discutibile utilizzo del singolare e plurale: "Poi diede ordine che ogni nano *venisse* rinchiuso in una cella separata e che *ricevesse* da mangiare e da bere, ma che non *fosse loro concesso* di varcare le porte delle piccole prigioni finché almeno uno di loro non *avesse* manifestato l'intenzione di dirgli tutto ciò che voleva sapere". È più corretto "non gli fosse concesso".

Qualche volta il maiuscoletto, utilizzato da Tolkien per dare maggiore enfasi ad alcune espressioni, in questa nuova edizione viene perduto. Per esempio nell’iconico "no, no, no, NO!" di Gandalf a Bilbo nella casa di Beorn. Pensavo fosse un limite della versione ebook del libro, ma in altri capitoli è presente. Probabilmente si tratta di una dimenticanza.

Il libro

Nota: Tutte le considerazioni e le critiche che avanzerò in questa sezione esulano chiaramente dalla nuova traduzione; sono unicamente rivolte a Bompiani e alle sue (spesso scellerate) scelte editoriali.

Il nuovo Hobbit viene presentato riprendendo la più recente edizione inglese (che a sua volta si ispira all'edizione Deluxe, dal costo molto più elevato): Copertina verde, bordo delle pagine blu con rune bianche. Io lo trovo un accostamento molto pacchiano (niente da ridire sulla copertina, ma il dorso blu delle pagine…), ma sembra piacere alla maggior parte delle persone per cui non entrerò nel merito della questione.

A sinistra l'edizione inglese, a destra quella italiana. Sorvoliamo sulla differente tonalità del verde e dall'assenza di doratura, perché molto probabilmente la prima immagine è un render grafico e la seconda una foto (non sono riuscito a trovare di meglio); ipotizzo che dal vivo i due volumi siano sostanzialmente identici.

Non capisco perché invertire la firma di Tolkien e la scritta "illustrato dall'autore" rispetto all'edizione inglese. A questo punto tanto valeva mettere il nome sopra il titolo. Ma sono dettagli ai quali qualcuno farà poco caso (e, una volta rimossa la sopraccoperta, si notano unicamente sul dorso del volume).

Le rune

Il primo problema, evidente dalle immagini illustrate sopra, è che Bompiani non ha tradotto le rune dall'inglese all'italiano. Come qualsiasi amante di Tolkien sa, non si tratta di disegnetti buttati lì a caso, ma di frasi compiute. Per esempio, intorno al cerchietto con le montagne si può leggere "The Hobbit, or there and back again". Da noi era stato tradotto con "Andata e ritorno". La stessa cosa vale per tutte le altre rune, comprese quelle bianche lungo il dorso delle pagine ("The Hobbit or there and back again by J.R.R. Tolkien").

Perché lasciarle in inglese? È un libro italiano, non ha senso e denota pigrizia o superficialità da parte di Bompiani. Erano stata trasposte in passato, perlomeno in alcuni punti del libro, perché invertire la rotta?

Le mappe

Stesso discorso per le mappe allegate: molto belle, sufficientemente grandi, bicolori (anche se hanno utilizzato il blu invece del classico rosso, cosa che a mio avviso le rende meno contrastate e piacevoli).2Sì, questa considerazione – e il mio giudizio sull’aspetto estetico del libro – dovrebbero trovarsi nella parte soggettiva della recensione; però non mi va di dover scrivere le cose due volte, quindi farò una piccola eccezione.

Però entrambe in inglese!

Stai leggendo il libro. Elrond, che vive a Valforra ma sulla mappa è indicato come Rivendell, dice "guardate sulla mappa questa scritta… bla bla bla", tu guardi la mappa e la scritta è differente. Ed è differente perché Bompiani non si è presa la briga di tradurla. Stessa cosa vale per l'intera nomenclatura.

Una scusa potrebbe essere che non volessero modificare il capitolo introduttivo originale di Tolkien sulle rune; ma, cavolo, lo si era già fatto da cinquant’anni, bastava copiarlo e incollarlo!

"Eh, ma siamo nel 2024, l'inglese dovrebbero saperlo tutti!". Ok, allora pubblica l'edizione inglese, così è coerente. Perché tornare indietro? Come se da domani si smettesse di doppiare i film "perché siamo nel 2024!". Le uniche motivazioni che mi vengono in mente sono: per risparmiare, per menefreghismo o per vincoli imposti da HarperCollins (ma avrebbe poco senso, non siamo inglesi noi!).

Insomma, un vero peccato: quanto ci sarebbe voluto a realizzare un lavoro ben fatto traducendo rune e mappe? Una giornata di lavoro? Due?

D’accordo, io su queste cose sono particolarmente pignolo.

Però, dai… :(

Recensione soggettiva

Adoro lo Hobbit, lo rileggo (spesso anche due o tre volte) ogni anno fin dal 1986, e facendo un rapido conto posso affermare con sufficiente precisione di averlo fatto almeno una cinquantina di volte, sia in italiano che in inglese. Non posso dire di conoscerlo a memoria, ma ci sono parti di testo che sento familiari e che ricordo con estrema precisione. Ritrovarmele differenti mi destabilizza un po', ma ammetto che si tratta di una situazione estremamente personale e, per l’appunto, soggettiva.

Erano anni che pensavo che una nuova traduzione fosse necessaria per lo Hobbit. Adesso che ce l'abbiamo, mi sono reso conto che mi sbagliavo: ciò che volevo era una nuova revisione, fatta però bene questa volta (e non come tutte le "revisioni" italiane approssimative che hanno sempre accompagnato i racconti di Tolkien). In particolare le canzoni e le poesie sono sempre state il punto debole delle edizioni italiane dello Hobbit, ma è un discorso che affronterò più in dettaglio in un'apposita sezione a fine articolo.

È evidente che l'autore della traduzione abbia tenuto un approccio votato alla massima fedeltà col testo originale. In questo surclassa decisamente la precedente edizione, molto più spannometrica, approssimativa e libera.

Ci sono però punti in cui trovo che abbia esagerato. Quando Gandalf, introduce i Nani a Beorn, nell’edizione inglese quest'ultimo si rivolge a loro col termine "jacks-in-the-box". Sono i pupazzetti che saltano fuori all’improvviso dalla scatola con la manovella, suscitando sorpresa. E.J.C. l'aveva tradotto con "saltamartini", che è il nome italiano di questo genere di giocattoli. In realtà, come mi ha fatto giustamente notare Wu Ming 4 (il traduttore), i saltamartini sono sì giocattoli a molla che saltano all'improvviso, ma non da dentro una scatola. Trovo comunque che siano un buon compromesso, se pur meno letterale. L'utilizzo di "pupazzi a molla" nella più recente traduzione a mio avviso non suona affatto bene.

In altri casi la maggiore fedeltà al testo originale è molto apprezzata. Nella versione di E.J.C. I Nani chiedono a Bilbo di servir loro addirittura la pizza!3Nota: benché questa cosa abbia nel tempo scandalizzato tanti lettori, non l'ho mai trovata un elemento di disturbo: lo scopo di Tolkien nell'introdurre il personaggio di Bilbo era di presentarci un ambiente familiare, nel quale sentirci "a casa", per poi catapultarci dentro un’Avventura e spingerci all’interno di situazioni inusuali, dove luoghi e usanze risultassero molto differenti ed estranei. Che fosse stato porridge, o fish and chips o carbonara non avrebbe influito sulla storia. In ogni caso la pizza era già stata rimossa nella revisione della Ciuferri.

Nella casa di Beorn, stando alla vecchia traduzione, Gandalf avrebbe bevuto "un litro" di idromele. In realtà era un quartino (un quartino di gallone, equivalente a un paio di pinte… ecco che le misure imperiali tornano a confondere acque e pensieri), e il nuovo traduttore l'ha correttamente riportato nell'unità di misura inglese. Quindi è tutto corretto, in entrambe le traduzioni.

In generale, non sono contrario al nuovo testo; prima o poi aggiungerò alla mia libreria un'edizione cartacea (non quella attuale, perché la trovo brutta e poco coerente). Al netto degli oggettivi miglioramenti che ho elencato sopra, la nuova traduzione mi piace meno della precedente perché suona troppo moderna. La nostra lingua si evolve continuamente, cambiando in modo evidente da un'epoca all'altra. È un po' come (esagero per rendere meglio l'idea) leggere un libro di Alessandro Manzoni e uno di Fabio Volo. Sorvolando sulla profondità o meno dei temi trattati o sulla caratura dell’autore, c'è proprio una evidente differenza di stile: il primo risulta armonioso e ricercato in ogni singola frase, il secondo è diretto e colloquiale. Un libro classico è quasi sempre un piacere da leggere perché fa un ricco uso di termini magari un po' desueti, ma anche più evocativi. Un racconto moderno è più schematico e diretto; io lo definisco "freddo".

Insomma, leggendo la vecchia traduzione mi sento immerso in un mondo magico e un po' antico, e il parlare più aulico di alcuni personaggi (Smaug in primis) mi fa apprezzare molto di più la storia.

Un veloce confronto

Nuova traduzioneVecchia traduzione
"Dori era un bravo tipo.""Dori era un buon diavolo."
"Serviti pure un’altra volta, ce n’è quanto ne vuoi e anche di più!""Serviti ancora, ce n’è in abbondanza e d’avanzo!"
"Venite avanti, pupazzi a molla!"4Vedi sopra."Venite avanti, saltamartini!"
"Lì faceva un freddo cane…""Lassù il freddo stava diventando più intenso…"
"[Gollum] stava pagaiando come un pazzo…""[Gollum] stava remando furiosamente…"
"Ehi ehi!"5All'interno di una canzone."Ya hey!"
"… dovunque andiate il divertimento è assicurato".6Testo originale: "… and in for all sorts of fun wherever you go"."… vi aspettano sorprese di ogni genere."
"Sebbene si sentissero molto sollevati, erano anche malmostosi per quello spavento inutile.""Sebbene fossero molto sollevati, si mostrarono un po’ seccati di essere stati spaventati per niente."
[un elmo] "… venne calcato sulla testa dello Hobbit."
"… fu posto sulla testa…"
"… non si lasciò ammaliare dall’incantesimo del tesoro come invece fecero i *nani*. Molto prima che i *nani* si stancassero…""… nani. Molto prima che costoro si stancassero…"
"Ma brrr! Questo vento è freddo."7Testo originale: "… ow!" (non in corsivo).
"Ma oh! Che vento freddo!"
[Freccia Nera] "Ti ho avuta da mio padre e lui dai suoi anziani."
"Ti ho avuta da mio padre ed egli ti ebbe dai suoi antenati."
"… e più lontano ci sono molti uccelli mangiacarogne, come se fosse in corso una battaglia.""… ci sono molti avvoltoi come se fosse un corso una battaglia."
"… non riesco a stare dietro alla lingua di questi uccelli…""… non riesco a comprendere il linguaggio di questi uccelli…"
[Il vecchio Carc] "… e aveva la testa pelata."
"… e la cima della sua testa era calva."
"Ma Thorin non fece una piega.""Ma Thorin non si smosse."
"Ci credo, ma sono inchiodato qui fino a mezzanotte."
"Vorrei ben dire! Ma io sono costretto a stare qui fino a mezzanotte."
"Sei più degno tu di portare l’armatura da principe elfico di tanti che con quella addosso hanno avuto un aspetto più aggraziato.""… che molti altri che l’hanno portata con più grazia."
"La mia opinione non cambia nel giro di qualche alzata e calata del sole.""Io non cambio parere coll’alba e il tramonto di pochi soli."
"Però mi sento la nausea e le gambe molli."8Originale: "I feel sick and my legs are like straws."
"… mi sento abbastanza male e ho le gambe che sembrano due fuscelli di paglia."
[Addio buon ladro] "… e ritirare ciò che ho detto e fatto alla Porta.""… e ritrattare…"
"Al re degli Elfi diede gli smeraldi di Girion, i gioielli che *quello* amava di più…""… essendo questi i gioielli che egli prediligeva…"
[Avrebbe preso solo due piccoli forzieri] "… *quello* che un pony robusto riusciva a trasportare."
"… quanto ne poteva portare un pony robusto."
"… ma le parole si incepparono in gola.""… ma le parole gli si bloccarono in gola."
"Certo che sì!" disse il mago…"Su questo non c’è dubbio!" disse lo stregone…

È vero, molte di queste espressioni risultano poco felici in quanto traduzioni (molto) letterali. Però un minimo di elasticità per rendere una frase più piacevole non fa mai danni.

Per finire una veloce nota sul traduttore. So che nell'ambiente degli estimatori di Tolkien è conosciuto con un nickname, come faccio io quando scrivo sui social network. Trovo però che quando si pubblica qualcosa di serio sia più rispettoso utilizzare il proprio nome e cognome. Per carità, è una scelta che non influenza la qualità di un lavoro, ma a me non piace.

La nomenclatura

Nella nuova traduzione si è scelto di utilizzare l'originale termine che Tolkien aveva scelto per gli Orchi, ovvero "Goblin". Inoltre i tre Troll Berto, Maso e Guglielmo sono tornati ad avere i loro nomi originali: Bert, Tom e William. Non ho alcun problema riguardo a queste scelte, "Orchi" e "Goblin" nella Terra di Mezzo sono sinonimi, i nomi italiani dei tre Troll non mi sono mai piaciuti, anche se col tempo mi ci sono un po' affezionato.

Un veloce appunto sul nuovo registro linguistico dei Troll. Il traduttore afferma di aver adottato una forma di espressione ben studiata. A me pare che abbia semplicemente attaccato tra loro alcune parole ("chevvuoi?", "chissei?", "checcentra?" e, in aggiunta, il termine "schiffoso" come bonus); non mi infastidiscono, ma credo che se ne sarebbe potuto tranquillamente fare a meno, visto che non aggiungono nulla di rilevante. Grazie a Dio non ha dato seguito alla sua iniziale idea di utilizzare il dialetto romano!

Non sopporto invece (gran parte del)la nuova nomenclatura Fatichiana: "Valforra", "Boscuro", "Monti Brumosi", "Rupetra" e compagnia bella. Fortunatamente nello Hobbit questi termini sono ridotti ai minimi termini. "Hobbiton" per esempio (che preferisco ai vecchi "Hobbiville" e "Hobbitopoli") è menzionato una sola volta nell'intero libro.

Le immagini all’interno del volume

Il libro è stato "arricchito" con disegni e bozzetti dell'autore. Ogni quattro o cinque pagine compare un'illustrazione o uno schizzetto. Anche in questo caso non comprendo l'intento: Tolkien aveva previsto un determinato numero di illustrazioni, perché snaturare il racconto con continue interruzioni? Concordo che siano tutte molto interessanti, ma proprio per questo motivo esiste un meraviglioso volume intitolato L'Arte dello Hobbit che, non solo le riporta a una risoluzione migliore, ma ne descrive molto più minuziosamente l'origine e il contesto. Tolkien stesso è sempre stato molto preciso su quali suoi disegni includere o meno, dubito gli avrebbe fatto piacere trovarsi un pot-pourri del genere in tutto il libro.

Inoltre, un po' come avviene con i disegni di Alan Lee nel Signore degli Anelli, a volte non si trovano nemmeno nel punto giusto del testo.

"Eh, ma le immagini le hanno messe anche gli inglesi…"

Però loro non hanno messo le mappe in italiano."

Canzoni e poesie

Dove la vecchia traduzione latitava era nella traduzione delle canzoni e poesie. Sia chiaro: trasporre una poesia da una lingua all'altra è una delle cose più difficili al mondo. Le ragioni le ho già riportate in un precedente articolo sul lavoro di Ottavio Fatica; ma, in parole povere, occorre effettuare una scelta tra la fedeltà al testo originale e la metrica e le rime.

Non c'è quasi mai una decisione oggettivamente giusta o sbagliata, è facoltà del traduttore focalizzarsi maggiormente su ciò che ritiene più importante in quel determinato contesto, e del lettore se apprezzarne o meno l’esecuzione.

In questo caso è stato fatto un buon lavoro. C'è questa continua e spasmodica ricerca della rima, che di tanto in tanto costringe il traduttore a soluzioni che un po' si allontanano dal testo originale, e nell'insieme non c'è una grande armonia, ma il risultato è apprezzabile

Alcune canzoni sono quasi perfette, come quella a casa Baggins dove i Nani minacciano di rompere piatti e bicchieri (immagino che essendo la prima le sia stato dedicato tantissimo tempo). Le seguenti, pur essendo quasi sempre migliori delle controparti classiche, sono più forzate e spesso meno musicali.

Non riporto esempi e confronti perché sarebbe di scarsa utilità; dovrei fornire una mia personale interpretazione e non ne ho tempo né voglia. Se proprio fossi costretto opterei per una traduzione quanto più fedele possibile e manderei al diavolo le rime.

Una canzone che proprio non mi è piaciuta è quella con cui Bilbo scatena l'ira dei ragni. "Sputaveleno" era una trasposizione molto azzeccata dell'antico medio inglese "Attercop" (da "atter" = veleno e "cop" = ragno). "Aracnaccio" è terribile, così come l'aggiunta del termine "pigraccio" – che nella canzone originale non è presente – soltanto per ottenere la rima. Non conosco l'origine del traduttore, ma sento molta toscanità all'interno del testo.

Le finte rime

Qualche volta, pur impegnandosi al massimo, non si riesce proprio a trovare una rima (ed è la ragione per cui secondo me è meglio lasciar perdere). Esistono però le assonanze – che sembrano rime ma non lo sono9Vocali uguali e consonanti differenti, come "pane" e "fame". Oppure, nel caso di assonanze atone, consonanti uguali e vocali diverse, come "amare" e "dolore" – nelle quali si è rifugiato spesso anche Fatica.. Per qualcuno vanno bene, a me danno l'orticaria.

In questo caso troviamo accostamenti come "voce" e "mordace" o "spicca" e "bocca". Non mi piacciono per niente.

Insomma, non sono completamente soddisfatto delle nuove canzoni e poesie, ma si tratta di un deciso passo in avanti rispetto alle vecchie.

In conclusione

Non vorrei terminare l'articolo dicendo che la traduzione perfetta non esiste, perché è ovvio: non si tratta di un calcolo matematico che può avere un'unica soluzione corretta, ma di tutta un'alchimia di fattori che possono risultare più o meno graditi a seconda di chi si approccia alla lettura.

Nell'insieme la nuova traduzione non sfigura rispetto alla precedente, a prescindere dal mio giudizio personale. Non penso di rileggerla nuovamente ma, se un giorno decidessi di realizzare la mia "versione quasi perfetta”, utilizzerò la base di E.J.C. e attingerò a piene mani dal tesoro di tutte le piccole correzioni effettuate (e sono tante).

Al tempo stesso penso che l'apporto di un traduttore sia molto importante, perché aggiunge qualcosa di nostrano a un testo che spiritualmente non lo è: l'inglese è una lingua diretta, nella quale le ripetizioni dello stesso termine non risultano fastidiose; e che va dritta al punto grazie alla grande ricchezza di vocaboli (circa trecentomila più di quelli del nostro dizionario), ognuno dei quali possiede un significato molto preciso e univoco. La nostra lingua è invece votata alle emozioni, e gli infiniti sinonimi dello stesso termine servono per l'appunto a ricamare un testo più gradevole all’occhio e caldo per il cuore.

Non per niente l'italiano è la lingua dei poeti.

Siamo infine (finalmente) giunti al termine della recensione: al netto di tutte le considerazioni, benvenuta nuova traduzione!

Mi auguro che Bompiani si dimostri così generosa da donare la revisione della Ciuferri ad Adelphi, e Adelphi sia così lungimirante da adottarla e non lasciar morire la migliore edizione classica esistente.

Leggi questa o leggi l'altra, ma leggi lo Hobbit perché è un racconto magico. :)

I chiarimenti di Wu Ming 4

Il traduttore ha risposto ad alcune mie considerazioni all'interno della recensione, e le riporto per il giusto diritto di replica. Continuo per lo più a rimanere della mia idea – a parte i punti in cui ho evidentemente preso un granchio – ma trovo molto interessante conoscere le motivazioni che lo hanno portato a effettuare tali scelte.

Grazie. Mi era stata segnalata quando è uscita. L’ho trovata lusinghiera, ancorché alquanto contraddittoria, ma non è necessariamente un male. Anzi.

Intendo dire che a fronte di un giudizio complessivamente positivo rispetto alla traduzione («nell’insieme direi che il risultato è molto buono», «In questo surclassa decisamente la precedente edizione, molto più spannometrica, approssimativa e libera», «[le canzoni sono] quasi sempre migliori delle controparti classiche»), alla fine, dando più peso ad alcuni fattori rispetto ad altri, si torna un po’ sui propri passi, concludendo che «Al netto degli oggettivi miglioramenti che ho elencato sopra, la nuova traduzione mi piace meno della precedente perché suona troppo moderna».
Come dicevo, bene così: meglio che non si trovi la quadratura del cerchio, e che permanga un’oscillazione di giudizio, una perturbanza. Non sono venuto a mettere pace, ma spada ecc., ecc. (Matteo, 10 e qualcosa, se non ricordo male).

Un fattore che, ad esempio mi sembra ampiamente sopravvalutato è quello delle unità di misura britanniche. E non solo perché ho appena sfogliato a caso un romanzo di Dickens che avevo sotto mano e ho trovato svariate occorrenze di "miglia" e "libbre", come credo mi sarebbe capitato in moltissime traduzioni di romanzi inglesi (qual è Lo Hobbit). Ma soprattutto perché se una iarda è 91 cm, e non si tratta di costruire una casa ma di visualizzare mentalmente una scena descritta, non mi pare proprio «un calvario» rendersi conto di quale distanza si parla. Semplicemente una iarda è poco meno di un metro. Così come un miglio è circa un chilometro e mezzo, ergo due miglia sono circa tre chilometri (anche uno scarso in matematica come il sottoscritto non fatica troppo a farsi un’idea delle distanze). Quindi non ci sono proprio «calcoli complessi». Se il lettore «comincia a fregarsene e a perdere i piccoli dettagli del racconto» significa che questo è sufficientemente avvincente da rendere la distinzione tra un metro e una iarda (cioè quei 9 cm) poco importante. E vivaddio.

Ringrazio per l’annotazione degli errori. Come ho detto, li sto raccogliendo in un unico file. Ce n’è anche qualcuno in più di quelli segnalati nella recensione linkata. Penso che quando avrò finito il lavoro di raccolta, scriverò un articolo su questa "fase 2" della traduzione.
Ovviamente condivido in toto la considerazione che questo in una casa editrice «non dovrebbe capitare, specialmente a una grossa casa editrice, ma spesso la fretta nel fare i lavori porta a controlli un po’ superficiali». Esatto. Su questo ci sarebbe molto da dire, ma appunto mi riservo di farlo in un articolo successivo, appena avrò ultimato la raccolta delle segnalazioni.

Sulle imprecisioni, che dire? Sono valutazioni in cui la soggettività pesa. Ho tradotto "Arkenpietra" laddove Fatica aveva usato "Arkenpetra" perché mi suonava meglio e perché nel SdA ci sono quattro occorrenze, tutte nelle Appendici, a fronte delle diciannove dello Hobbit. Con un po’ di presunzione ho pensato di potermi prendere un lieve margine di manovra rispetto alla scelta di Fatica (una lettera in più). Nel nome composto "Arkenstone" la parte che suona arcaica è "arken", non "stone", quindi mi pareva eccessivo arcaizzare in "petra". Lascerò decidere all’editore se nella ristampa vuole uniformare o no.
Per quanto riguarda le Terre Selvagge, la questione è più complessa. Di fatto, nel testo letterario il nome "Wilderland" compare una volta sola, mentre comprare molte volte nel paratesto. In quel caso dovrò uniformare e cambiarlo in "Selvalanda", adeguandomi a Fatica, anche se è una delle sue scelte che mi piacciono di meno. Ma in tutte le altre occorrenze è "Wild Lands", e lì secondo me è giusto tradurre "Terre Selvagge". Di conseguenza anche l’eventuale traduzione delle mappe riporterà le scelte di cui sopra.

Completamente in disaccordo sulla resa di "alive and kicking" nella traduzione storica con "viva e scalciante", perché è una traduzione letterale di una frase idiomatica che – tra l’altro – ha il suo corrispettivo in italiano in "vivo e vegeto", ma non è quello il senso. Il ragno ha appena preso un calcione da uno dei nani imbozzolati, dopo essere andato a stuzzicarlo per dimostrare che le prede sono ancora vive. I suoi compari gli fanno una battuta, «"You were quite right," they said, "the meat’s alive and kicking!"», ovvero un gioco di parole proprio con l’espressione figurata. Dunque non serviva tradurre alla lettera, ma trovare un’espressione idiomatica italiana corrispondente, per rendere l’effetto dello sfottò. Ecco perché ho scelto «"Avevi proprio ragione," dissero, "la carne è viva! E che botta di vita!"», dato che il ragno ha appena preso una gran botta. È forse una delle pochissime mie scelte di cui sono convinto al 100%.

Su "verme" per "drago", certo, sarebbe stato più semplice uniformare tutto. Ma al tempo stesso sarebbe stato un peccato, visto che Tolkien usa sia "dragon" sia "worm" in occasioni diverse. "Worm" compare nei detti e nelle canzoni, perché è un uso arcaico, ovviamente. Potevo fregarmene di questa differenza, del fatto che Tolkien era un germanista e non sceglieva mai le parole a caso, e che "Wyrm" è il modo in cui i draghi sono chiamati nelle saghe germaniche e anglosassoni? Sì, avrei potuto. Ma non sarei stato io.

Per una ragione simile avrei potuto far parlare i Troll in italiano corretto, come nella traduzione classica. Ma perché, visto che Tolkien non lo fa? Se parlano scorretto e sgrammaticato in inglese perché dovrebbero parlare correttamente in italiano? Personalmente ancora non riesco a perdonare ad Alliata di avere corretto gli errori sintattici e lessicali degli Hobbit di bassa estrazione nel SdA

Il problema di «Bagnati e beati noi» per «Bless us and splash us» non è il significato, ma il suono. Avrebbe dovuto essere sibilante, ma non ho trovato niente di adatto, per quando mi ci sia spaccato la testa a lungo. Di certo il precedente «Benedicici e aspergici» di Jeronimdis Conte non mi convince, e peggio ancora «Benedici e aspergici» di Ciuferri (benedici chi?). Gollum non è mica un prete. "Aspergici" è un registro altissimo, addirittura liturgico, per quel semplice "splash us". Non ci siamo proprio. Il problema poi è che quando nello Hobbit compare (spesso) quel "Bless us" o "Bless me" è un’espressione dell’inglese che sottintende "God", è un’invocazione al cielo. Diciamo che nel gioco tolkieniano tradurrebbe in inglese un’equivalente esclamazione nella lingua comune della TdM. Io ho usato espressioni diverse, a seconda di come si adattavano al contesto, ma non ho mai usato "Benedicimi/ci", perché in italiano non esiste come esclamazione corrente. Mentre usiamo spesso "Beato te, beato me", anche se con un significato diverso. Qui però non è il significato che conta, perché la frase con cui Gollum entra in scena è un non senso. Ripeto che l’unico mio dispiacere è non essere stato capace di trovare una soluzione sibilante. Ma, come ho detto… si accettano suggerimenti (a mio rischio e pericolo).

Le altre caratteristiche della parlata di Gollum ho cercato di rispettarle tutte. Se ci sono certe frasi ribaltate le ho lasciate così. Se Gollum dice: «Cross it is» ho tradotto «Nervoso esso è». E non è Gollum che parla come Yoda, ma casomai il contrario, visto che il personaggio di Gollum è nato quarant’anni prima e Lucas aveva letto Tolkien, mentre Tolkien non ha fatto in tempo a vedere Star Wars – The Empire Strikes Back.
Per la stessa ragione, se Gollum usa un inglese scorretto, come in «But we dursn’t go in», con il soggetto alla prima persona plurale e il verbo alla terza persona singolare, non ho tradotto «Non ci si azzarda», perché sarebbe ancora italiano corretto. Sopratutto perché questa è una caratteristica della parlata del personaggio che ne denota la schizofrenia. Come anche in «but we only has six!», riferito ai denti, che ho reso con «ma noi ne ha solo sei!», laddove la traduzione classica traduceva in italiano corretto con "abbiamo". 

No, il pupazzo a molla che salta fuori quando apri la scatola, detto "jack-in-the-box", non è il nostro "saltamartino". Il saltamartino non sta dentro una scatola, quindi l’immagine figurata non rimanda all’effetto sorpresa di qualcuno che salta fuori all’improvviso, che è quello che intende Beorn, appunto. In italiano dire che un bambino è un saltamartino significava un’altra cosa, cioè che era «vivace, irrequieto, che non sta mai fermo», ci fa sapere il Treccani. Quindi la precedente traduzione era proprio sbagliata. 

Invece sul "quartino" di idromele, aveva ragione Jeronimidis Conte. Perché lì si intende sì, un quartino, ma di gallone. Cioè circa un litro (non serve scervellarsi più di così). EJC aveva tradotto nel nostro sistema di misura. Io manterrò quello britannico e alla prima ristampa lo renderò con «due pinte», che sono appunto un quarto di gallone. 

Sulla resa di "party" nel titolo del primo capitolo ho già detto nelle mie "confessioni". Ma davvero per me in questo caso andava salvaguardato il fatto che Tolkien abbia voluto il parallelismo tra capitolo 1 dello Hobbit (Un Unespected Party) e capitolo 1 del SdA (A Long Expected Party). Ecco perché ho usato "festa", come aveva già fatto Ciuferri. È vero che quella a casa di Bilbo non è una festa, ma una riunione, e aggiungerei anche una "congrega", perché Bilbo finisce per unirsi a una compagnia votata a uno scopo. Tolkien ha tenuto dentro tutte le sfumature, perché era davvero un dritto con le parole e un giocherellone. Se si pensa che i nani oltre a complottare, bevono, mangiano, scherzano, suonano e cantano… quella è *anche* una festa.

Sulla nota introduttiva e sulle mappe ho già risposto più sopra in un commento a Galileo.
Le altre annotazioni sono davvero molto soggettive, quindi non le discuto, sensibilità e gusti non possono né devono essere compatibili. Il mondo è bello perché è vario.

[fonte: Lo Hobbit, confessioni di un traduttore]

16 pensieri su “La nuova traduzione dello Hobbit

  1. Leggerti è sempre uno spettacolo…
    Non so quale versione di "lo Hobbit" io abbia a casa, ma se devo essere sincero mi è sempre piaciuto molto meno del Signore degli Anelli; forse trovando il tempo, sarebbe ora di rileggere entrambi…

    1. La nuova traduzione è uscita la scorsa settimana, per cui avrai sicuramente l'edizione classica (quella originale o la revisione di Caterina Ciuferri, che è sostanzialmente identica).
      Rispetto al SdA lo Hobbit è più una favola, non per niente è nato come storia della buonanotte per i figli di J.R.R. Però per me è stato il primo approccio con lo scrittore inglese, ed è stato un colpo di fulmine. :)

  2. Complimenti per l’accurata e lucida recensione! Non ho letto la nuova traduzione, ma sei stato così metodico e preciso che è come se l’avessi letta. Hai sollevato interrogativi interessanti che probabilmente riguardano un bel gruppo di lettori e in alcune tue obiezioni mi ci sono ritrovata perfettamente. Grazie per il lavoro che svolgi.

  3. Ma che roba è? Un libro con molti errori di cui il traduttore ne è già a conoscenza e lo scrive pure nel giorno dell'uscita del libro. Un libro in cui le mappe (come al solito) non vengono adattate alla lingua italiana ……. tanto siamo tutti esperti AIST e quindi l'ignoranza non è ammessa quando si parla di Tolkien. Quanta fuffa di articoli dei ben pensanti quando alla fine quello che interessa è stato solo il buon ed amato euro e ciò viene confermato dallo stesso traduttore ("Ma a darmi lo slancio per gettare il cuore oltre l’ostacolo è intervenuta la solida e inesorabile materialità delle cose"). E poi dai! Wu Ming 4?

  4. Ottimo articolo Lock.

    P.S. Che ne pensi della mia traduzione The King beneath the mountains:

    Il Re sotto i monti,
    Il Re della pietra scolpita
    Il Signore delle argentee fonti
    Riavrà la sua potenza ambita!

    Sul suo capo il serto si riposerà
    L’arpa riaccordata sarà,
    Le sue aule dorate echeggeranno
    Di canti antichi ricantati saranno.

    Le selve ondeggeranno sui monti
    E l’erbe sotto il sole saranno;
    Fluirà la sua ricchezza nelle fonti
    E i fiumi d'ori scorreranno.

    I ruscelli gaudenti avanzeranno,
    I laghi brilleranno e bruceranno.
    Svaniranno il dolore ed ogni lagna
    Al ritorno del Re della Montagna!

    Lei che pensa del mio risultato? Se vuoi dei consigli per modificarla dimmi.

    1. Non mi piace perché sono rime basiche. La fanno sembrare una poesia di un bambino delle elementari. Per quello è così difficile tradurre queste cose, perché non si riesce a renderle naturali.

        1. Non prenderla come una critica personale, sono io che sono molto pignolo su queste cose (e, molto probabilmente, quello che mi aspetto non si può proprio fare nella nostra lingua). :)

  5. Ottimo lavoro.
    P.s. ”All'inizio del capitolo "Strani alloggi" manca una breve frase (ma ne manca una anche nell'Adelphi, reintegrata poi dalla Ciuferri, per cui siamo pari). :)"
    Quale sarebbe di preciso?

    1. Versione originale:
      "So he sat down and wished in vain for a wash and a brush. [He did not get either], nor tea nor toast nor bacon for his breakfast…"

      Traduzione classica:
      "Così si mise a sedere col desiderio irrealizzabile di lavarsi e spazzolarsi ben bene. [Non poté fare né l’una cosa né l’altra] e nemmeno avere del tè, pane tostato e pancetta a colazione"

      Nuova traduzione:
      "Così si sedette e desiderò invano una lavata e una spazzolata. Per colazione non ebbe né tè né pane tostato, né tantomeno pancetta…"

      La frase mancante nella nuova traduzione l'ho evidenziata tra parentesi quadre. Quella nella vecchia non ricordo, mi pare durante il dialogo tra Smaug e Bilbo.

  6. Direi che la tua fantastica recensione me l'ha fatto un po' scendere.
    Vedrò di leggerlo appena finisco il libro che sto leggendo.
    PS. i tuoi segnalibri sono bellissimi, li consiglio a tutti quelli che leggeranno il mio commento.

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