Da quando i social network sono entrati nella nostra vita virtuale e reale, ogni anno, inevitabilmente, come fosse una personale crociata contro l'umanità, ho pubblicato foto di teneri agnellini, abbacchi1Che poi sono sempre agnellini, ma macellati a poco più di un mese dalla nascita e, in generale, tutti quei simpatici animaletti che ci fanno uscire gli occhi a forma di cuoricini quando portiamo i nostri bambini in visita a un agriturismo, fattoria, zoo, cazzi&mazzi.
In contrapposizione alla dolcezza di tali foto affiancavo immagini e filmati in cui veniva mostrato come queste bestiole venissero2E vengono tuttora, visto che facciamo passi da gigante con la tecnologia ma, su certe cose, non ci siamo affatto evoluti rispetto al Medioevo. preparate per la nostra tavola in allevamenti intensivi, in condizioni ben oltre i limiti del buonsenso, a volte scuoiati ancora vivi e uccisi coi metodi più dolorosi e brutali al solo scopo di non "indurirne" le carni.
Infine ci aggiungevo qualche frase su quanto foste, tutti indistintamente, dei pezzi di merda a condannare bambini innocenti al solo scopo di onorare una tradizione solo di nome che è spesso in forte contraddizione con il vostro credo (o non credo).
Bene, da quest'anno non lo farò più.
Non perché sia diventato improvvisamente stronzo o insensibile ma perché mi sono reso conto che è fondamentalmente inutile.
Voglio dire, che senso ha fare tutta questa crociata, magari evitare anche di mangiarli questi animali se poi, in alternativa, mi cucino un pollo che pure lui è stato ucciso nei primi mesi di vita? O un vitello? Oppure un maiale, che di sicuro fino a cent'anni non è campato?
«Diventa veg(etari)ano e piantala di fare l'ipocrita!»
Certo, sarebbe la soluzione apparentemente più ovvia, la naturale evoluzione e conclusione di questi pensieri.
Ma, e qui mi perderò per strada il 99% di voi che fino a questo punto mi stava sostenendo, se non altro a livello morale.
Per me una vita vale una vita. Se devo mettermi a fare il discorso del «posso vivere senza fare una strage di animali» allora mi viene spontaneo chiedermi se farlo alle spese di piante e vegetali mi possa davvero rendere un uomo migliore, almeno ai miei occhi quando mi guardo allo specchio.
«Gli animali soffrono, le piante è dimostrato scientificamente che, possedendo un sistema nervoso meno complesso…» oh, mi rompo i coglioni solo a pensarla una frase del genere.
No, se tiriamo in ballo il discorso dell'impatto ambientale dell'uomo sulla Natura, cari vegani e vegetariani, è un punto di vista che non posso condividere.
Usando un patetico esempio (molto) semplificato, se devo rinunciare a una bistecca, per cui è morto un solo animale per ammazzare 200 altri esseri viventi facendomi una fagiolata, la mia coscienza non mi farebbe sentire meglio, nel modo più assoluto. Che abbiano sofferto o meno, la mia azione ha causato comunque morte.
E, siccome è altrettanto scientificamente dimostrato che non è possibile vivere mangiando solo frutta allora, a conti fatti, cambia ben poco. Chiaramente per chi, come me, non valuta ogni singolo essere vivente in base a una scala di meriti estetici.
Sia chiaro, vegani e vegetariani, almeno quelli che non diventano scassacazzi come (alcun)i Testimoni di Geova, godono della mia più alta stima e considerazione. Non tanto per le motivazioni con cui portano avanti la loro causa ma perché hanno le palle e la ferrea volontà di rinunciare a qualcosa, che magari inizialmente adoravano, per un forte principio morale.
Se non altro dimostrano, a mio arbitrario giudizio, di essere persone potenzialmente migliori di me e di tanti altri che di sicuro peggio di me lo sono.
Visto che siamo in argomento, pur non ritenendo sufficiente l'aver ridotto il consumo di carne al minimo sindacale3Ma più per un principio salutistico visto che bene non fa., ammetto con orgoglio (poi, per voi, sarà una puttanata ma vabbè) di aver smesso da alcuni anni di consumare qualunque animale venga cotto vivo. Vongole, cozze, granchi, astici, aragoste e via dicendo. Perché, oltre a essere avallato dalle considerazioni di cui sopra, trovo inconcepibile il pensiero che noi esseri umani possiamo arrivare a tali livelli di crudeltà. Tanto per capirci le vongole sarebbero tipo al terzo o quarto posto tra i cibi che amo di più, ma capisco anche che non si può aprirle conchiglia per conchiglia e strangolarle una a una, pertanto rinuncio.
Però, e trovo questa cosa molto importante, non ritengo corretto scassare la minchia al prossimo per le proprie scelte, fosse pure qualcuno che si mangia un piatto di gamberetti di fronte a me o uno che rosicchia le ossa di un capretto al mio fianco. Dal momento che non sono in grado di fare meglio di loro, trovo stupido giudicarli.
Naturalmente apprezzo molto quando incontro chi, cucinando ad esempio le cicale di mare (anche dette canocchie), gli taglia la testa prima di gettarle nell'acqua bollente, mostrando una buona dose di sensibilità e dimostrando che in questo modo non diventano più cattive al palato.
Insomma, se mi avete seguito fino a qui, buona Pasqua. Mi scuso per tutti gli insulti degli anni passati (anche se sicuramente molti di voi se li meritano per altre ragioni) e voglio augurarmi che, qualunque sarà la vostra scelta culinaria di quest'anno, vi farete almeno un piccolo esame di coscienza.