Addio. Anzi, no.

Ovvero, come perdere due giorni per risparmiare 200 euro, e poi spendere comunque 200 euro per quieto vivere.

Benché in una realtà parallela io sia una persona ricchissima, talmente facoltosa che il mio maggiordomo è la seconda persona più ricca del mondo e il mio giardiniere la terza, mi è stato comunque fatto dono di una natura considerevolmente parsimoniosa. Ogni singolo giorno escogito nuovi sistemi per non bruciarmi il capitale e precipitare così al quarto o al quinto posto nella classifica; sarebbe disonorevole e indecoroso, soprattutto nei confronti dei miei pretenziosi dipendenti.

Lunedì mi arriva la notifica che entro due settimane l’hosting di lemonskin, ovvero tutto ciò che serve a tenere in piedi il sito qui presente, sarebbe giunto a fine mandato, e avrei dovuto rinnovarlo per non farlo sparire per sempre. Ogni volta è un circo a tre piste perché, quando ti abboni a un servizio di questo tipo (ma sfortunatamente vale anche in altri ambiti della vita), riesci sempre a strappare un prezzo molto conveniente. Quando si arriva alla scadenza, i prezzi raddoppiano. Così, puntualmente, sono solito preparare le valigie e cercare nuovi lidi.

Questa volta, colto alla sprovvista per non aver inserito la scadenza nel calendario, me ne sono uscito con l’idea del secolo, una di quelle che rende me me e non qualcun altro: il mio è un blog personale, non produce ricchezza e non è particolarmente di pubblico interesse; proviamo a trasformarlo in un progetto a costo zero!

Possiedo un meraviglioso NAS (un server di rete) che, tra le varie cose, consente di installare ed eseguire applicazioni un po’ come fanno gli smartphone; una di queste è WordPress, ovvero la piattaforma che utilizzo per il mio sito.

Dai, me lo metto in locale!

Sarà più lento, soggetto a imprevedibili periodi offline quando andrà via la corrente o avrò problemi con Internet. Dovrà macinare più del solito per servire pagine Web dinamiche ai visitatori di tutto il mondo. Però non dovrò più sborsare soldi, visto che tra hosting e nome di dominio, mi parte sempre un piccolo capitale.

Comincio così a studiare tutte le possibilità e, tra i vari tutorial, ne seleziono uno di uno scemo-de-guera.1Letteralmente "scemo di guerra". Qui a Roma si definiscono in questo modo le persone che all'apparenza non sembrano possedere eccezionale finezza intellettiva. Che poi, per carità, sarà anche una persona in gamba visto che il suo canale YouTube ha decine di migliaia di iscritti, però… vabbè, tra un po’ vediamo il perché.

Il tizio esordisce con "sì, si può installare un semplice pacchetto – leggi "app" – e tutto funziona a meraviglia; ma poi è difficilmente configurabile, limitato e, soprattutto, non capirai la procedura che c’è dietro". Ok, io voglio sempre capire la procedura che c’è dietro, per cui comincio fiducioso a seguire le sue istruzioni.

Dopo svariate ore in cui installavo manualmente applicazioni (Apache, PHP, database e altre complicate piattaforme la cui conoscenza non è necessario approfondire qui) mi sono ritrovato in un punto in cui a lui andava tutto e a me non funzionava una sega. Il problema con la tecnologia è che qualsiasi tutorial, dopo pochi mesi dalla pubblicazione, comincia inevitabilmente ad andare un po' in disfacimento, perché le piattaforme vengono aggiornate, le applicazioni cambiano e le utility vanno e vengono; ma loro, i tutorial, rimangono i medesimi in secula seculorum. Questo era di otto mesi fa, ma è il più recente che ho trovato e me lo sono fatto andare bene.2Perché io mi scelgo sempre le sperimentazioni di nicchia, che provo io e il solito tizio di Caracas; pertanto articoli e video esplicativi si contano sulla punta di un dito.

Alla fine decido di mollare tutto, sono in un vicolo cieco e non c’è verso di uscirne. Lui spiega male, ma davvero male, e dà per scontate troppe procedure, immaginando un livello di utenza più alto del mio, e io comincio a perdere metri e speranze. Cancello, disinstallo tutto e ciao.

Così è andato il primo giorno…

Il successivo mi sveglio un po' più pragmatico e mi dico “vaffanculo, uso il pacchetto ufficiale”.

Che infatti funziona al primo colpo. Beh, funziona… più o meno. WordPress si installa in un baleno, ma il sito va solo in locale, non è raggiungibile da fuori casa mia: nessuno lo può visitare. Scopro così che devo aprire alcune porte sul router, quelle per i siti web (80 per l’http e 443 per l’https; se non sai di cosa parlo, non è importante). Sembra facile, ma perdo un'infinità di tempo per scoprire come farlo sul mio router; e poi ovviamente le porte non risultano accessibili, i tutorial non aiutano, e alla fine della fiera salta fuori che andava semplicemente riavviato. Come Windows.

U-UH!, il sito è aperto al mondo!

Ma solo via IP: ogni volta che cambia la mia connessione Internet, cambia anche lui. Devo scoprire come fare in modo che il nome di dominio possa aggiornarsi automaticamente ogni volta.3Non è esattamente un nome di dominio, quello lo avrei agganciato in seguito; ma manteniamo le cose semplici.

SI. PUÒ. FARE.

Fantastico il mio NAS, ha una soluzione anche per questo problema! Però ore a scoprirlo, e a capire come attuarlo. Adesso ho un indirizzo Web che funziona, sempre. Ma difetto di un certificato di sicurezza, per cui niente https, e quindi niente navigazione sicura (ormai i siti non sicuri non si usano più; perché, indovina un po’, non sono sicuri). Altre ore di studio e ho finalmente un certificato anch’io.

Posso cominciare a configurare WordPress. Che non è una cosa semplice perché devo creare il database4Certo, avrei potuto convertire ed importare quello già esistente, ma per l'occasione avevo deciso di rifare tutto da zero, pulito e ottimizzato., che in locale non è più SQL Server ma MariaDB (niente battute sulle imprecazioni volate fino ad ora). Poi devo installare tutti i plugin. E configurarli tutti, uno a uno, con le stesse configurazioni del vecchio sito.

Però alcuni sono incompatibili, non è possibile installarli e farli girare su questa incarnazione di WordPress. Ma come no? È l’ultima, la più recente, è aggiornatissima ("Hai già l’ultima versione di WordPress!"), ho appena verificato! E allora?

Guardo il numero di versione versione… 6.1.1. Strano… qualcosa non va. Controllo sul vecchio sito: 6.5.4.

Salta fuori che il pacchetto WordPress installabile sul mio NAS non è in linea con quello ufficiale. È indietro di un anno e mezzo, e nel mondo informatico un anno e mezzo equivale a quindici anni. Non posso installare molti aggiornamenti e plugin fondamentali necessari al funzionamento del sito. Non posso neanche forzare l’aggiornamento di WordPress perché è completamente disattivato (lo dice chiaramente: "Questo sito non riceverà aggiornamenti automatici per le nuove versioni di WordPress").

Ennesimo tutorial per tentare di aggiornarlo manualmente… e naturalmente è esploso tutto. C’è una ragione per cui gli aggiornamenti erano disattivati. Possono passare solo quelli approvati e testati con il software e le possibilità del NAS. E, e per testarli e approvarli, servono anni. Quindici anni informatici.

"Ok!”, mi dico nuovamente, "faccio a meno dei plugin". È dagli anni '90 che attraverso svariate reincarnazioni mi porto dietro questo blog, e sono quasi trent’anni che modifico il codice delle pagine per aggiungere tutte le funzionalità che mi servono. Se un plugin non lo posso installare, lo replicherò a modo mio. Nemmeno sarebbe la prima volta.

Sto però cominciando a raschiare il fondo…

Installo quello che posso, configuro tutto il configurabile, inserisco un paio di articoli di prova e, a poco a poco, il sito comincia a prendere forma. A quel punto comincio a scontrarmi con i limiti della vecchia versione di WordPress.

Questo blog lo vedi un po’ così… semplice… dismesso… discreto… In realtà, sotto in cofano, fa un abbondante uso di tutto il meglio che la tecnologia informatica mette oggi a disposizione: le ultimissime innovazioni HTML, la magia del CSS3, le agevolazioni dei blocchi di scrittura avanzati di WordPress, che semplificano molto la vita.

E un sacco di queste cose non esistono nella versione 6.1.1.

In pratica, o riscrivo ogni singolo articolo da zero, rinunciando a molte comodità (come i cassettini dinamici dei quali faccio larghissimo uso), o lascio perdere tutto.

Due giorni di lavoro e avevo un WordPress nuovo fiammante, che funzionava alla perfezione ed era un gioiellino. Ma era un residuato bellico del 1980 e non mi era di alcuna utilità pratica.

Così ho (ri)cancellato e (ri)disinstallato tutto.

Sono andato sul sito del mio hosting provider e ho sganciato la grana.

Adesso non ho più pensieri, tutto continuerà a funzionare alla perfezione, almeno per i prossimi mesi. Ho imparato cose nuove, tutto sommato fighissime. Sono diventato un esperto su come installare (e come non farlo) siti WordPress sul NAS, ottenere certificati di sicurezza, rendere il tutto accessibile dall’esterno.

Ma ho perso inutilmente due giorni e adesso sono decisamente più povero. Solo per la testardaggine di voler portare avanti un blog quando il mondo ha deciso che il futuro sono le parole riversate e perse per sempre sui social network. Potrei scrivere un diario personale e sarebbe più o meno la stessa cosa. O utilizzare un servizio Web gratuito che mi costringa a usare temi grafici di merda e popup pubblicitari che spuntano come funghi in ogni angolo della pagina.

Ma voglio un piccolo posticino zen. Per me e per chi ha il tempo, la voglia e il piacere di leggere quello che scrivo e vedere quello che realizzo. E lo voglio come dico io.

Magari tra un anno tutto questo sparirà – è una peculiarità della vita su internet – perché non avrò più la pazienza di perdere due giorni a spippolare per poi mettere mano al portafoglio. E, molto probabilmente, non mancherà a nessuno perché, per quanto mi possa illudere, tutte queste parole, questi disegni, queste mappe, queste strampalate avventure che racconto di tanto in tanto, interessano unicamente a me.

Addio a tutti, quindi.

Però non oggi. :)

Quindi, se hai un po' a cuore quello che faccio, e se anche tu ci tieni che nell'altra realtà parallela io continui a essere il più ricco di tutti, prendi in considerazione la possibilità di effettuare una piccola donazione alla causa. Ci sono vari modi, con e senza benefici.

4 pensieri su “Addio. Anzi, no.

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