Poco più di un anno fa completavo la mappa più complessa che abbia mai disegnato (e che, con tutta probabilità, mai più disegnerò). Si tratta della superficie del pianeta Marte in scala 1:4.444.444, ovvero circa quattro milioni e spicci più piccola della dimensione reale.
C'ho impiegato sei mesi, tracciando ogni giorno per ore e ore, e con preoccupante caparbietà, infiniti scarabocchietti grandi pochi millimetri sopra una superficie di quasi due metri quadrati.
Ogni singolo cratere o avvallamento esiste per davvero, perché ho seguito fedelmente i rilevamenti geografici di cartine ufficiali della NASA. L'intera superficie copre quasi il 6% dell'intero pianeta (che non è piccolo) e, come puoi immaginare, è stata l'ennesima impresa al limite della follia. :)
Ieri sera ho iniziato a (ri)leggere (come ogni anno) il romanzo di Andy Weir che ha dato il via al progetto: L'uomo di Marte.1Informazioni sulla copertina. Per l'occasione ho piegato suddetta mappa secondo uno schema logico di consultazione, che l'ha resa addomesticata e facilmente maneggiabile, specialmente a letto (che è il mio luogo numero uno preposto alla lettura).
A pagina 64 del libro vengono indicate le coordinate dello Hab e, guarda un po', corrispondono al millimetro alle misure indicare sulla mappa.
Cioè, non dovrebbe essere sorprendente perché una cartina astronomica, tracciata da un sistema laser montato su un satellite, è precisa per definizione. Però lo Hab, così come i percorsi del protagonista, ce li ho messi io ed è un dettaglio che non ricordavo2La precisione maniacale non ricordavo, anche se a questo punto dovrebbe essere sottintesa, non l'aver disegnato i percorsi! e che mi ha fatto immensamente piacere.
Proseguendo la lettura, altri dettagli ineccepibili:
Oggi però ho avuto finalmente un colpo di fortuna. Dopo aver vagato per due sol3Il tempo che impiega Marte per ruotare completamente sul proprio asse. In sostanza un giorno marziano. nel deserto, ho trovato qualcosa con cui navigare. È un cratere di cinque chilometri, così piccolo da non avere nemmeno un nome registrato. Ma sulle mappe c'era, così per me è diventato il Faro di Alessandria. Appena l'ho visto, ho saputo con precisione dove mi trovavo. […] e più avanti il cratere Hamelin.
Ne approfitto per dedicare un minuto di silenzio a InSight, che il 21 Dicembre di quest'anno si è definitivamente spento a causa della troppa polvere marziana depositatasi sui suoi pannelli solari. :(
Vabbè, niente… Un articolo un po' inutile che forse avrei anche potuto non scrivere.
Ma l'ho scritto. :)