In questi giorni si fa tanto parlare del SETI1SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence, è un programma dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre, abbastanza evoluta da poter inviare segnali radio nel cosmo., di possibile vita al di fuori del nostro pianeta, del paradosso di Fermi2"Dove sono tutti quanti? Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?", della teoria del Grande Filtro3In pratica ipotizza una serie di passi evolutivi, dalla nascita della vita alla capacità di inviare comunicazioni attraverso lo spazio; non è escluso ci siano altri esseri intelligenti, ma non è scontato che possano aver agevolmente raggiunto l'ultimo gradino. e del presidente dell'Uruguay che dà dei "figli di puttana" ai dirigenti FIFA.4Vabbè, questa l'ho messa solo perché mi farebbe ridere immaginare Napolitano in una situazione analoga. :)
Argomenti come la possibile esistenza di altri esseri viventi al di fuori della nostra giurisdizione sono sempre affascinanti, inesauribili spunti di discussione e fantascientifiche supposizioni, magari in quelle notti d'estate quando le stelle si stagliano splendenti sul nero infinito.
Però mi sono sempre chiesto: ammesso e non concesso che non siamo l'unico pianeta vivo dell'intero universo, che importanza avrebbe per noi venire a sapere dell'esistenza, o addirittura poter incontrare altre civiltà? Ok, sarebbe figo, ma poi?
Noi esseri umani siamo una razza incapace di convivere con altri animali, stiamo avvelenando casa nostra distruggendone struttura ed ecosistema. Ci ammazziamo per i motivi più futili e, in millenni di convivenza, non siamo stati capaci di superare barriere sociali come antisemitismo, disuguaglianza tra i sessi e differenti credo teologici.
Ammettiamo (semplificando) di scoprire che sulla metà nascosta della Luna ci sia effettivamente una civiltà aliena dotata di intelligenza. E magari un'atmosfera vivibile, frutta, verdura, animali commestibili, in pratica un nuovo Eden. Come andrebbe a finire?
Naturalmente all'inizio saremmo tutti al settimo cielo.
«Non siamo soli!»
«Alé, l'Universo è vivo!»
«Dagobah, stiamo arrivando!»
Sì, e poi? Cominceremo a pre(te)ndere un po' di quel ben di Dio? In fondo la Luna gira intorno alla Terra, è legalmente una nostra proprietà. Finirebbe come con gli Indiani d'America? Come gli Indios dell'Amazzonia? Come ai tempi delle Crociate?
Già perché siamo bravi a sbarazzarci di chi ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi. Gli ET sono carini, almeno fino a quando non iniziano a romperci i coglioni o a possedere qualcosa che ci fa gola, l'Olocausto insegna.
E ce lo vedo proprio il futuro Dream Chaser di Greenpeace prendersi secchiate di antimateria dagli incrociatori stellari per difendere gli esserini!
Tutto questo nella fortunata ipotesi in cui siamo noi a essere i più tosti. Immaginiamo che invece siano loro i grossi, brutti e cattivi, come andrebbe a finire?
Improvvisamente vedremmo il nostro mondo sgretolarsi, insieme ai progetti per il futuro, i nostri affetti, la nostra illusoria libertà.
Eviterei volentieri di dover rivivere personalmente scene di film apocalittici in cui le prendiamo di santa ragione. E dubito fortemente che i tanto odiati virus e batteri sarebbero così ansiosi di accorrere in nostro soccorso.
Datemi retta, sognare è bello e non costa niente. Avatar è un bel film, Star Trek e Star Wars sono utopie affascinanti ma non succederà mai. Prodigarsi (e spendere così tanti soldi che potrebbero aiutare enormemente i nostri simili) in maniera così assidua potrebbe portare solo a grossi, irreparabili guai.
È bello guardare le stelle e immaginare nuovi mondi. Immaginarli però, così nessuno si fa male.