Io, l'IKEA e la morte

Insomma andiamo all'IKEA a prendere l'ultimo Billy marrone per la nostra sala, il bello dell'IKEA è che non vendono veramente librerie, ma vendono cose, e quindi tu invece che comperarti un salotto puoi prenderlo un pezzo ogni tanto, alla fine un salotto IKEA è una raccolta di cose messe le une accanto alle altre, e noi in un anno abbiamo comperato cinque librerie Billy marroni e ora ci manca l'ultima, c'è proprio il buco nella parete si vede che manca qualche cosa, e allora andiamo all'IKEA a comperare anche l'ultima libreria Billy marrone e quando siamo nella parte finale del budello IKEA andiamo dove di solito ci sono le librerie billy marroni e vediamo che lo scaffale è vuoto.
«Si vede che vanno a ruba» dice Cecilia perplessa.
«Sono le migliori» dico io a bassa voce e mi gratto il mento, e mestamente mi dirigo alle informazioni dove c'è un ragazzo che sembra un altro me stesso, solo che lui ha la maglietta gialla con la scritta blu IKEA.
«Salve – dico – mi serviva una libreria Billy marrone»
Il ragazzo mi fissa, come se non mi vedesse e poi mi dice che non esistono le librerie IKEA marroni.
«Uh. Ne ho cinque in salotto»
«Più» aggiunge il tipo passandosi una mano sulla faccia.
«Più» ripeto io senza capire.
«Non esistono più le librerie Billy marroni» l'IKEA non le fa più, adesso fa il color faggio.
«Cioé? Faggio cioé?» dice Cecilia che nel frattempo mi si è messa a fianco e inizia la sua burrascosa esplosione adrenalinica, non dovrei mai andare con Cecilia in un negozio, e il tipo ripete che l'IKEA non fa più le librerie Billy marroni, adesso c'è il nuovo color faggio.
Cecilia sorride e dice voi non potete. «Voi non potete» ripete e sorride serafica guardandosi le scarpe, e poi – di colpo – alza un braccio e lo abbatte sul tavolo e inizia ad alzare la voce e dice che lei ha scelto IKEA proprio come ha scelto COCA-COLA, cioé, cose che sono uguali in tutto il mondo e fra dieci anni la Coca Cola avrà lo stesso gusto di Coca Cola di dieci anni fa, e l'IKEA fra dieci anni farà ancora la Billy marrone nel caso cambiassimo casa e volessimo comperare la seicesima libreria Billy marrone, che fa parte dell'alleanza non scritta tra IKEA e consumatore, che non si butta così alle ortiche un rapporto fondato sulla serialità, e alla parola serialità Cecilia si passa una mano (quella non sbattuta sul tavolo) all'angolo della bocca per nettare via la saliva, e resta immobile a fissare il commesso con occhi fiammeggianti.
Il commesso ha intanto attuato la tecnica, certo io la penso esattamente come voi, e dice che abbiamo perfettamente ragione e che l'IKEA sono una manica di stronzi, e questa parte gli riesce facile.
Comunque – aggiunge – possiamo prendere il nuovo color faggio che è davvero molto bello, ma questa uscita sfortunata del commesso spacca il vaso di Pandora gelosamente custodito in Cecilia, e che rivela essere pieno di oscenità irripetibili che cosa cazzo me ne faccio di un Billy faggio che vuol dire molto chiaro in mezzo a cinque librerie Billy marroni che vuol dire molto scuro, e mentre Cecilia spiega questa cosa, fa anche dei mimi con le mani a significare il molto chiaro e molto scuro, e il numero cinque e il numero uno che si infila in mezzo al numero cinque, e il senso del mimo è che il commesso è un idiota e il commesso abbassa il capo e si prende dell'idiota, è retribuito.
«Senta – dico io – non c'è proprio modo di avere ancora dei Billy marroni, a noi ne serve solo uno», e viene fuori che sì, possiamo ordinare – pagando in anticipo – uno dei Billy marroni ancora rimasti in magazzino nel mondo e loro lo faranno arrivare qua e noi ce lo andremo a prendere.
E ce lo siamo presi, ci hanno dato un foglietto, quando arriva vi telefoniamo e voi andate nel magazzino che sta da un altra parte
rispetto all'IKEA e ve lo andate a prendere.

Dopo un mese l'IKEA ci chiama e dice che è arrivato il mobile e che abbiamo cinque giorni per ritirarlo, adesso si sono fatti scazzati, abbiamo già pagato.
«Prendiamo il foglio e andiamo» dico a Cecilia e lei chiede che foglio, e io le dico il foglio che ci hanno dato un mese fa quando lo abbiamo prenotato e lei ride, e dice un mese fa è un tempo lontanissimo per un foglio, per questo hanno inventato i libri, i fogli da soli sono indifesi.
Insomma il foglio è sparito.
«Beh, chiamiamo il numero verde dell'IKEA e chiediamo se possiamo ritirarlo senza foglio, in fondo hanno i nostri dati» dico io e Cecilia apre l'elenco telefonico e inizia a dettarmi il numero telefonico e dice uno nove nove e io dico ferma. «Ho detto numero verde che vuol dire otto zero zero, uno nove nove sono i servizi tipo telefonia sexy, roba che si paga» spiego e Cecilia guarda per bene e dice che non esiste il numero verde IKEA, il servizio informazioni è uno nove nove, cioé anche le informazioni sono un prodotto IKEA, si devono pagare anche quelle.
Resto con la cornetta in mano, poi faccio l'uno nove nove e resto in attesa con le musichette e mentre sono in attesa penso che c'è qualcuno che sta guadagnando soldi per questa mia attesa e poi una voce dice che certo posso ritirare anche senza foglietto e mi dimentico tutto.
Partiamo e mentre siamo in viaggio Cecilia dice e se il magazzino chiudesse prima? voglio dire sono le sette, l'IKEA chiude alle sette e mezza e il magazzino e se chiudesse prima e allora ritelefoniamo al numero a pagamento e una signorina ci dice che figurati, il magazzino fa lo stesso orario dell'IKEA e mentre ce lo dice sta guadagnando dei soldi.

Arriviamo all'IKEA e cerchiamo il magazzino, seguo le indicazioni alla lettera e mi trovo di fronte a un cancello che è chiuso. Tutto buio non c'è nessuno.
«E' chiuso» dico.
«Chiuso» conferma Cecilia mettendosi le nocche sopra gli occhi e torniamo indietro all'IKEA, andiamo al servizio informazioni che non esiste si chiama cambi e resi, e dico salve io dovevo ritirare un mobile Billy marrone ho telefonato all'uno nove nove e mi ha detto che il magazzino era aperto e invece è chiuso, e la tipa dice sul foglietto c'è scritto, chiude alle sei e mezza, e io dico ma l'uno nove nove mi ha detto che chiude quando chiude l'IKEA, e la tipa dice ma lei ha chiesto del magazzino gondrand, e io dico no, io manco so chi sia gondrand io ho chiesto il magazzino IKEA e lei sorride come dire imbecilli e dice eh doveva dire magazzino gondrand sul foglietto c'era scritto, e io inizio ad alzare la voce e poi penso vaffanculo, esco bestemmiando e non posso neppure sbattere la porta si aprono e chiudono da sole.
«Non ci torniamo più» mi sussurra Cecilia in macchina e io dico abbiamo già pagato, e lei dice i soldi ce li danno indietro se non siamo soddisfatti del prodotto e io dico che il prodotto manco l'abbiamo visto e poi aggiungo che abbiamo un buco in salotto e lei se ne sta.

Il giorno dopo torniamo alle sei e dieci e il magazzino gondrand è chiuso.
Mentre mi dirigo verso il bancone cambi e resi inizio già a mandare a fanculo queli che incontro, dico tra me e me IEKA di merda ma a voce alta per farli sentire, agito le braccia, Cecilia non ha niente da lamentarsi.
Faccio la mia coda poi urlo a una nuova signorina IKEA che ieri ci hanno detto che il magazzino gondrand chiudeva alle sei e mezza e invece non era vero, e lei dice che no chiude alle sette.
Ammutolisco. «Alle sette di cosa?» e guardo Cecilia che non capisce e quella intanto legge l'incertezza nei nostri occhi e prende un foglietto e dice ah no scusate alle sei. Chiude alle sei e mi dice vedete c'è anche scritto sul foglietto e lo indica e io dico ma ieri la signorina mi ha detto alle sei e mezza e lei mi ha appena detto alle sette, e la ragazza risponde dice beh, vorrà dire che ci saremo sbagliate.
Guardo Cecilia, Cecilia scuote la testa e io penso che c'è qualche problema, lo dico anche a Cecilia in macchina c'è qualche problema, ce ne siamo andati senza dire niente, c'è qualche problema, e dico che questa gente promette una felicità certificata che in realtà potrebbe garantire solo a un numero limitato di persone e per una serie fortunata di coincidenze, ma questa gente non è tanto onesta da ammetterlo e dice sarete tutti felici, avrete tutti il vostro prodotto, e il vostro prodotto sarà bello e sano come quello degli altri. «E invece non è vero, questi prodotti non danno la felicità, siamo noi a renderli felici» spiego e Cecilia dice che ho ragione, anche con i Macintosh, siamo noi a renderli felici.
«Uh? E perché con windows non funziona?»
«Incompatibilità del sistema operativo» risponde lei, e intanto guarda fuori dal vetro Genova che piomba nelle tenebre.

Il giorno dopo sono le nove del mattino e io e Cecilia siamo usciti dal magazzino gondrand, abbiamo la libreria Billy marrone sul portapacchi e a metà strada sentiamo che c'è vento ci sembra che balli.
«Ci vuole un'altra corda» dice Cecilia e io dico che le abbiamo finite e lei mi indica un insegna, CORDERIA GENOVESE e io dico manco sapevo che esistessero le corderie, metto la freccia e accosto.
Nel negozio c'è un tipo bassino che mi chiede cosa voglio.
«Una corda» dico.
«Ha sbagliato negozio» mi risponde lui, poi aggiunge che scherza, ma è molto serio, mi dice che tipo di corda.
«Mah, una corda normale, che non costi troppo ma che sia resistente» e il tipo mi guarda in maniera strana, prende da dietro il bancone una corda e la butta sul bancone e poi mi afferra la mano che gli tendeva il Bancomat e mi guarda negli occhi, fisso.
«Mi dica onestamente: si vuole suicidare?» mi chiede.
«Uh? Si vede che ne vengo dall'IKEA?» chiedo cercando di divincolarmi.
«No» fa lui mollandomi la mano e tenendosi il Bancomat. Ma – mi spiega – quando arriva uno da lui e gli chiede una corda normale che non costi troppo ma che sia resistente, a lui viene sempre il dubbio che sia, o un imbecille, o uno che voglia suicidarsi, e lui come commerciante si sente la responsabilità della morte, della morte del cliente.
«No, guardi – dico ritirando il Bancomat – devo solo legare una libreria sul portapacchi», e lui dice va bene che mi crede, e mi accompagna fino alla porta e poi mi dà la corda e mi dice sottovoce di ricordarmi il sapone.
«Uh? Vendete anche prodotti per il bagno?»
«No, dico, per la corda, passatela prima nel sapone perché altrimenti resta morbida e il collo non si spezza, con il sapone e meglio» mi confida facendomi l'occhietto e io lo ringrazio, si è fatto un nuovo cliente gli dico.

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