Sono tornati.
Non so chi siano né come facciano ad entrare e uscire indisturbati, eppure ogni tanto passano da casa mia mentre sono fuori e combinano qualcosa.
Ogni volta una novità, e tutte incomprensibili. Non fanno danni, no, non rompono oggetti né lasciano scritte sulle pareti. Non rubano nemmeno, tutt'al più a volte ho notato che avevano spostato qualcosa, ma non mi è mai mancato niente. Loro lo sanno che sto fuori tutto il giorno e nessuno può controllarli. Entrano senza scassinare la porta, senza spaccare vetri, come se avessero le chiavi o meglio ancora come se passassero attraverso le fessure.
Devono essere più di uno perché una sera ho trovato il letto spostato sul lato opposto della camera, di faccia alla finestra. Ed è un letto antico, era dei miei nonni, l'ho salvato dalle voglie dei rigattieri che avevano soppesato tutto quel noce massiccio. E' un lettone di una volta, un po' troppo grande per me da quando vivo sola, ma non potrei più dormire in un letto piccolo, ormai. Adesso che dopo tanti anni me lo son trovato sistemato di faccia al balcone ho scoperto che è meglio così: mi piace intravedere il chiarore dei lampioni notturni dalla fessura in basso, e la mattina mi entra un pallore che mi tiene compagnia nell'ultima insonnia. Non l'ho più rimesso al suo posto.
Un'altra volta in cucina avevano tirato fuori dall'armadietto i piatti belli del matrimonio e li avevano imballati con cura inframmettendo strati di giornali come per un trasloco. Al loro posto sul ripiano ho trovato il servizio di terraglia ridistribuito più in largo, al posto di quella pila incerta che traballava tintinnando ogni volta che tiravo la maniglia. Ho preso il pacco e gli ho trovato una collocazione sicura in cantina. Un servizio di marca per 12 persone, una vera assurdità tenerlo in una cucina dove mangio da sola. Ho pensato: guarda che buona idea, era ora, chissà perché ho aspettato tanto.
In salotto hanno rigirato le piante, così ora finalmente il ficus ha smesso di perdere le foglie d'inverno: eppure prima che passassero loro non mi ero mai accorta che ci fosse un posto più adatto accanto alla finestra, in luce ma lontano dal radiatore. Avrei proprio giurato che in quell'angolo non potesse starci, e invece mi sbagliavo. A loro è bastato fare il cambio col carrello dei liquori, inutilissimo dato che non ne bevo. L'hanno semplicemente tirato in là, nell'altro angolo, quello più lontano. Guarda un po', ci avrò provato chissà quante volte, ma a me non riusciva. Ci sono riusciti loro. Hanno occhio, non c'è che dire.
La cosa più strana è stata quando ho trovato le pareti del corridoio ridipinte di giallo. All'inizio ci sono rimasta male, perché a me il giallo non è mai piaciuto, lo trovo un po' volgare. Giallo, in corridoio. Va bene che c'è poca luce, è stretto e intralciato dalle librerie dei miei vecchi, ma al giallo non avrei mai pensato. E in effetti non sta affatto male, anzi illumina molto di più di quel colorino avorio che non si capiva più se fosse bianco o sporco.
Un colorino vecchio.
Ecco, loro entrano di nascosto e fanno cose di questo genere.
Per dirne un'altra, mi sono ritrovata i libri tutti rimescolati secondo i colori dei dorsi. Io li tenevo ordinati per argomento, ovviamente, così sapevo sempre come cercarne uno in particolare dato che sono davvero tanti.
Ma devo dire che vedere quelle strisce tutte marroni che poi improvvisamente diventano rosse, poi di colpo bianche o carta da zucchero o verde bosco fa una bella impressione. Sembrano quadri astratti o maglioni a righe da saltimbanchi. Anche quando non ho voglia di leggere mi piace sedermi davanti alla libreria e scorrere con gli occhi quei ripiani strampalati.
Hanno portato delle novità in casa mia, certamente dei miglioramenti. Hanno un po' – come si può dire – rimosso l'aria. L'hanno svecchiata.
E il fatto, torno a ripetere, più incredibile è che non portano mai via niente.
Solo una cosa ho notato, ma non so ancora darle un significato preciso anche se credo di cominciare a capire: qua e là, di fianco a qualche mobile, a qualche porta di legno, uno spolverìo giallastro, mucchiettini di segatura finissima, quasi un sospetto ma un po' più di un sospetto, infatti l'ho toccata e l'ho raccolta in mano, ed era proprio come segatura di legno.
Li ho chiamati Tarli.