Atto primo
È la sera del mio compleanno, quando Susy mi telefona.
«Sono per strada, sto per arrivare da te con un regalo.»
Cazzo non ho voglia di regali, i regali sono dei debiti, spesso inestinguibili; ed io non voglio dei debiti, non voglio pendenze col prossimo. Ma sono un tipo curioso e chiedo:
«Che regalo sarebbe?»
«E' una sorpresa.»
Non mi piacciono nemmeno le sorprese; perché mi costringono a recitare con gli occhi, col naso e a volte anche con le orecchie se arrossisco per la timidezza. Ci sono sorprese che ti spiazzano.
«O mi dici che regalo è o metto giù.»
«Sei il solito orso!»
Orso? Che cacchio dice? Ci siamo visti tre volte.
La prima le ho offerto un cappuccino e ci siamo solo intrecciati le gambe sotto il tavolino, mentre ci scambiavamo le foto dei nostri padri morti.
Eravamo in un bar talmente cupo e sporco che quando sono andato in bagno ho aperto la porta con la mano rintanata nella manica della felpa.
La seconda l'ho accompagnata al museo e, ridendo davanti ad un quadro di una 'madonna con bambino' del quattrocento con una tetta alta e una bassa, le ho messo una mano sulla spalla.
La terza volta abbiamo fatto un giro sul lago al tramonto e passeggiando con un gelato in mano tra rumorosi gabbiani, le ho raccontato del mio passato omosessuale. Più tardi le ho morso delicatamente il labbro inferiore, è vero; ma sette volte su dieci le ho sempre aperto la porta dell'auto dalla sua parte.
Sarei il solito orso?
«Susy, deciditi. Mi scappa da pisciare e dovrei andare al cesso.»
La sento soffiare il fumo della sigaretta e penso che finalmente s'è decisa a mettersi l'auricolare finché guida.
«Che stronzo che sei! Va bene te lo dico. In realtà i regali sono due, ti faccio scegliere.»
«Ok, ma sbrigati o me la faccio addosso.»
Dopo l'ultima, sanguinolenta cistite non ho più l'autonomia di un tempo. E neanche la resistenza.
«Allora il primo regalo è un libro di Montale.»
Pausa; fumo che si schianta contro il parabrezza e vescica che raggiunge il suo massimo storico.
«La seconda è un pompino.»
Strano. La prima immagine che mi viene in mente è quella di una mia cuginetta al mare che con un materassino sgonfio tra le mani urla a mio zio: «Papà, dove hai messo il pompino?». Mia zia, seduta su un asciugamano, cicca in bocca si sta spalmando doposole sulle braccia. Tossisce sputandosi la mezza merit sui piedi, mentre io leggo nel lungo addio, 'Vi interessa il comunismo?'.
La seconda cosa che realizzo è che non mi scappa più e che mi si sono incendiate le orecchie. M'imbarazzano le sorprese esplicite.
Cazzo! Un pompino dalla Susy. L'ho immaginato per settimane. Le sue labbra morbide che stringono, la sua lingua calda che accarezza, ed io che lentamente spingo fino in gola…
«Allora? Hai deciso?»
«Montale va benissimo.»
«Lo sapevo, c'avrei scommesso. Tra cinque minuti sono da te.»
Mi pare delusa.
«No, senti Susy, ho cambiato idea… Pronto?»
Ha riattaccato! Che cazzo ho fatto? Devo essere proprio un imbecille!
Li ho tutti.
I libri di Montale li ho tutti!
Atto secondo
Ieri ho compiuto gli anni e sono andato dalla Susy.
Suono al citofono, proprio mentre una signora, borsa della spesa al braccio, armeggia con le chiavi per entrare nel palazzo:
«Chi è?»
«Sono io.»
«Io chi?»
Andiamo bene, penso. Matematico che è un anno che non ci sentiamo, ma quando si è pazzi per qualcuno mica si dimentica in quattroequattrotto.
«Dai Susy, sono quello di Montale ed il pompino.»
La signora si rinchiude la porta a vetri alle spalle e mi lascia fuori.
La vedo scuotere la testa e spero che almeno lei sorrida.
«Mai fatto pompini a Montale io.»
«Dai Susy, apri e fammi salire che fa freddo qui.»
«Io non apro agli estranei.»
Troppa gente che passa per strada, mi appoggio col braccio al muro, incollo quasi le labbra al citofono ed incasso la testa nel bavero:
«Non fare la stronza, ti ricordi un anno esatto fa? Mi telefonasti per farmi scegliere un regalo.»
«Fammi pensare.» dice lei e lo so che mi sta prendendo per il sedere.
Intanto si ferma un tizio sul marciapiedi vicino a me e si accende, senza riuscirci una sigaretta. E lo so, sta ad ascoltare.
«Ma si, non ricordi? Mi chiedesti, 'Cosa vuoi per il tuo compleanno? Un libro di Montale o un (sottovoce) pompino?'»
Il tizio non ce la fa ad accendersi la sigaretta e lo so che adesso mi viene a chiedere d'accendere e mi guarda fisso negli occhi e magari me ne strizza in faccia uno.
«Ah, intendevi QUEL Montale!»
Regalo l'accendino verde allo stronzo.
«Ecco, ricordi?»
«'Mbè? Cosa vuoi adesso?»
«Oggi è il mio compleanno…»
«E allora?»
«Ecco, mi chiedevo» il tizio della sigaretta non si muove e fa finta di cercarsi qualcosa in tasca «Mi chiedevo se per caso ce l'hai ancora l'altro regalo.»
«Quale altro regalo? Non capisco.»
Il tizio non si scolla da me, sta lì ad un passo come in attesa di qualcosa.
«Il pompino Susy, il pompino. Ce l'hai ancora?»
Il tizio mi guarda fisso e mi fa quasi paura. Sarà mica un maniaco?
«Ah! Il pompino? No, non ce l'ho più? L'ho regalato ad Eugenio.»
«Eugenio? Chicazz'è?»
«Sono io.» E mi giro verso la voce alle mie spalle, giusto in tempo per beccarmi uno sputo di fumo negli occhi.
«Se si sposta» mi fa «dovrei salire dalla Susy, ché oggi è il mio compleanno.»